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STRACCI

 

 

 

 

 

 

mia figlia Chiara

 

Sbuffi. Critiche. Epiteti. I soliti. Nessuna confidenza. O informazione riservata. Il consueto mistero incombente. Salva delle mie celate preoccupazioni. Fantasiose.

Mia figlia è ritornata dal Giappone. Senza l’agognato lavoro. Ormai riposta. Tra i libri che si sfoglieranno. La tesi su Hokusai. Quella. Dalla copertina di tela color marrone. Dai titoli color latte. Dove. Furono posate. Risate schiette. Alla lettura delle prefazioni scherzose. Alle quali ci eravamo dilettati.

Lei mi detesta. Io la detesto. In effetti. Ci adoriamo.

Come. Io adoravo mio padre. Che mi chiedeva di chinarmi. Sulla soglia della porta di casa. Per posare un bacio sulla mia fronte. Al quale mi scansavo. Deridendolo. Forse umiliandolo.

Ma sono le infinite dediche. Pudiche dell’amare. Non più segrete. Quando si diventa superstiti.

 

 

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Piccoli omicidi gialli.

Gialli. Come il sole. Perché l’abbaglio confonda le sagome. Perché non si veda. Perché non si sappia.

Gialli. Come l’oro. Perché si accumuli il prestigio. Del crimine. Perché si concupisca. Perché si offenda.

Gialli. Come l’odio. Perché si nasconda la paura. Della insolvenza di se. Sobillata. Dall’arroganza. Esaltata. Dall’ignoranza.

Omicidi. Nascosti. Minuscoli. Numerati in elenchi. Con brevi caratteri. Di sacrifici. Con brevi storie. Soffocate. Sommerse. In una selva di utilità. Dove si compiace il contrabbando. Degli affetti. Delle necessità. Degli onori. Delle morali.

Piccoli omicidi gialli.

Portati da mani segrete. Indifferenti. Su fogli di carta al macero. Banconote. Giornali. Leggi. Sentenze. Tra lezzi di sporco. Di usato. Di riciclo.

 

 

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È mattina. Si cammina. Trasportati dal flusso ventoso.

In un’altra mattina. D’intorno alle torri campanarie si levavano gli sguardi. Ad accompagnare il suono. Di un addio.

Le pievi giacevano. Fecondatrici dei raccolti. Ammonitrici. Tra la continuità della terra e la vendetta demoniaca. O la suggestione misterica. Effigiata. Intrusa o rivelatrice. Illustrata e indicata. Dai vecchi. Ai giovani. Come il tempo. Del passaggio.

Gli uomini si conoscevano.  Si raccontavano. Espiavano. Insieme.

Non siamo più insieme.

Gli uomini compaiono. E scompaiono. Somme algebriche. Improvvisate al mercato

Evidenziati. Da un prezzo. Scritto su un foglio. Che assorbe la pioggia. Ora. Una medaglia.

Un encomio. Qualche lacrima. Un applauso.

Il volo di chi cade. Da un castello di ferro. Non è un volo d’angelo. Il rantolo soffocato. Nella polvere. Non è il grido di rivolta del demonio. La volontà di potenza si spegne. Con la rabbia. Con la desolazione dell’abbandono.

Disperata solitudine. Della fine. Come del ricordo.

O. Della invocazione d’aiuto. Nelle paura del nulla.

Tra i teli bianchi. Delle sala operatorie. Ovvero. Tra i giudici. Ovvero. Tra i corridoi del sapere. Ovvero. Ovvero. Tra i fuochi di guerra. Simili. Ma non uguali. Nella sapienza. Alle lampeggianti punizioni degli dei.

Siamo impediti. Tutti.

Al sincronico. Ma evaso battito. Con la luce. Con le stagioni. Con il pianto. Con il suono delle campane. Con il ricordo. Degli amici. Della nostra opera.

Tutto si frange. Sulla fedeltà. All’onore immorale.

Oggi. La mia purezza trasecola. Si annienta.

Che non ha accompagnato. Non ha salvato.

Che ha voltato le spalle. Che volge le spalle. Ai fanciulli coartati dai padroni. Alla fanciulle violentate e abusate. Alle intuizioni stroncate. Alle lapidazioni. Alle mutilazioni. Ai lavoratori massacrati. Ai reietti della opulenza.

Nuovamente. È mattina.

Nuovamente. Le campane espanderanno i rintocchi. Senza mani di pietà.

I servi resteranno servi. La loro morte è statistica. La loro vita un evento considerato. Ininfluente. Preventivato. La carne umana può anche essere pasto.

Per me. Non suonate le campane! Vorrei ascoltare. La mia voce.

 

 

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Ne rivengo l’immagine. Dei suoi capelli corvini. Sfumato il volto.

Si presentò raccontando. Drammaticamente. Quasi crudelmente. Non poteva essere altrimenti. La sua vita di orfana. Di genitori trucidati.

I miei compagni. Con il rossore della incertezza. Profittando delle emozioni. Assediarono la cattedra.

Assediarono. Esibendo una cortesia compiaciuta. La giovane insegnante. La giovane donna. Io la difesi. Per casta.

Era la supplente di italiano. Erudita. Preparata. Capace. Oltre la dovuta misura.

Al termine delle giornate scolastiche. Più volte mi chiese di essere suo. Accompagnatore. Su per la salita. Dove arrancava. Ansimante e veloce. La fiumana degli studenti. Lentamente. Senza parole che non fossero su Dante. O Guicciardini. O Manzoni.

Avevo sedici anni. Primo dell’istituto. Atleta. Fomentatore delle rappresentanze studentesche. Mi preparavo. Al salto dell’ultimo anno. Mi occorreva l’ ”otto” in tutte le materie.

Agli scrutini mi assegnò “sette”. In italiano. E quel solo “sette” mi impedì di sostenere la maturità.

Non l’ho mai più rivista. Ho dimenticato. Il suo nome.

Per comprendere un tale astio. Caparbio e punitivo. Invano ho inseguito. Una ragione. Ho cercato. Un motivo. Per anni.

Finanche. Una offesa. Impossibile. Mai espressa. Che le avessi potuto arrecare. Racchiusa. In una frase o un gesto. Che avesse potuto turbare. Inquinare. Una sua emozione. O. Un suo amare. Il proprio passato.

Mi condannò. Nel tempo ho perdonato. Ho ringraziato.

L’anelito all’oltre umano. Che mi ha consumato e mi consuma. Da quei giorni. Che ha spiantato la mia giovinezza. È stato un suo dono.

E i doni sono atti straordinari. Di umanità. Di benevolenza del cielo. Se inconsapevoli. Non importa se aprono la strada del dolore.

Ho compreso. Forse. Avanzato negli anni. Il senso. Il significato, del “sette”.

Riposto. Credo. Nella vendetta. Alla infelicità. Alla solitudine.

E lo aspergo. Ancora innocente. Su queste righe.

 

 

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Non c’è giorno che io non abbia memoria. Di Dario. Di Antonio.

Miei compagni di banco. Che non rividi più. Che so scomparsi. A vent’anni. A trent’anni. Non c’è giorno. Che io non ricordi. O mi finga di ricordare. I nostri inseguimenti. Fantasticati. Alle ragazze. Dai calzettoni. Sino alle ginocchia. Dalle gonne fluide. Oltre i polpacci.

Timidi. Impauriti. Guasconi. Sorridenti. Tragici. Drammatici. Come la vita. Che già all’inizio del liceo. Si era  rovesciata. Addosso.

Riguardosi. Capaci in noi stessi di costruire. Di progettare. Un sogno. Di fallimento. Anche. Ma sogno. Qui la testimonianza. Il residuo della storia.

Un nuovo compito di italiano. Nessuno si apparta nell’aula.

I professori. Sono in silenzio. Osservano. Ciascuno con la matita rosso/blu. Dove la mina è l’intimo. Che si trascrive. Della propria vita. Della propria esperienza. Della propria conoscenza. Della propria illusione.

 

Il tema: “Requiem per una classe”.

Incomincio a scrivere:

Napoli, ottobre 1958.

Stamane all’appello ...

 

 

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Il masochismo genera. Eroi. Il sadismo. Carnefici.

L’uno e l’altro non accetti. Entrambi distanti. Alla consapevolezza e dignità. Del vivente.

Quando. È. Rivolo. Di sangue. Depauperazione. Del respiro. Spavento colorato. A volte. In bianco e nero. Compassionevole o immaginifico. Del possibile.

Senza più. Padri. O madri. O figli. O emulazioni da compiangere.  Con lacrime che non siano svelate. Poi. Asperse. Sul cammino.

Il gioco è aperto. Tra compiacimenti e sortilegi. In sequenze alternate. Con costrizioni e  rinunce. Di perversioni. Senza vizi. Di rassegnazioni. Senza pietà.

Il cilicio ne è il vessillo. Aculei. Per la scarnificazione. Paramenti. Per la denudazione.

Si indossa. Con la vestizione sacrale. Conferita. All’inutilità. Alla mostruosità. Che non ha la cognizione. Della propria diversità. Stupefacente. Annientante. Sfigurante.

Siamo in una società. Che ha valicato l’orrido. Agghindata. Dei superflui. Dell’ipotetico. Del commestibile.

Carne umana. Relazionata alla incongruenza. Degli oggetti. In cui trasfonde. Ogni scomposta necessità. Per. Una sopravvivenza devastata. Per. Un piacere senza traccia.

Mi sono comparse dinanzi. Le immagini. Di cento morti. Laceri. E. Di cento donne. Esaltate di merletti.

Le viscere di entrambi. Trattenevano orine e feci.

Per esse. Il cilicio è superfluo.

 

 

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Gli adolescenti scorgono. Il pube infoltirsi. E. Il rossore della incertezza rigarsi. Di pulsioni. Immaginate. Inconsulte. Sollecitate. Esasperate.

Oggi. Da nudità impure. Sporcate da adulterazioni. Consumate ciclicamente. Esposte. Incessantemente. Disordinatamente. Ovunque. Tra. Immaginifiche apoteosi. E. Teatrali sensualità. Adescate. Alla facilità. E. Alla pretesa. Dalle verità virtuali. Di. Seni. Glutei. Vagine. Peni. Rapporti. Stimoli.

Per una trasgressione. O un peccato. Senza dio. Senza sapienza.

Sotto la pelle. Non ci sono più viscere. Il corpo è vuoto. Del suo sangue.

Il corpo non è più. Umano. È ipotetico. Il rossore è ipotetico.

Senza un perché. Che indichi. Il dolore. La consapevolezza. Senza riti di iniziazione. Senza il linguaggio. Delle ombre. Del volo.

Penso. Alle mie madri. Che hanno partorito le generazioni. Da cui provengo. Non appena pervenuto il tempo. Del menarca.

Forse. Qualcuna è stata stuprata. Nessuna di esse si è vergognata. Né io me ne vergogno.

Penso. Agli schiavi. Alle bambine. Ai bambini. Con. Occhi. Mani. Cuori piagati. Veri. Che lavorano. Le vesti. E. I simboli. Per gli dei. Delle madri. Dei padri. Degli educatori.

Dei. Muti. Di suoni infiniti.

Penso. Ai sottintesi. Alle incredulità moralistiche. Demoniache condanne. Da una pioggia di desideri. Incompiuti o segreti.

O. Alle acquiescenze. Di adulti. Dagli occhi che si distolgono.

 

 

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Ci appassioniamo al tempo. E lo deformiamo. Alle pulsioni. Della nostra sensorialità.

Questa gravata. Delle insidie del riposo. Che ci pone la necessità. Della interruzione. Del silenzio. Che ci pone nella scansione. Della fugacità. Poi. Della caducità.

Apparendo a noi stessi. Vogliosi di essere intensi. Di presenza. Nel riordino. Dello spazio. Nel tempo.

E. In questo. Improvvido e altero riordino. L’affermazione. Di una continuità.

Nello spavento dell’annullamento. Del tempo. La incertezza. Di una eternità protratta. Di un allargamento dei confini. Del consumarsi. Sperduti e sopraffatti.

E il “perché”. Archetipo. Anticipa. Motiva. Soddisfa. La crociera. Dei successivi “perché”. Che da sé stessi insistono. Sulla questione. Della continuità e della interruzione. Opprimendo. Nella formulazione e nella paventata soluzione. Le espressioni. Vitali. Sensoriali.

Riconducendole. Alla trascendenza. Poi. Moralistica. O. Alla immanenza. Poi. Sperimentalistica.

Così ci dibattiamo. Nel tempo.

E. Nel tempo. Configuriamo i “perché”. Utili alla percezione visionaria. Che lo motivano. L’annullamento. Del riposo. Del silenzio.

Ma. Non è questa la sublimazione. Dell’eterna morte? Il nebbioso ade. Delle voluttà impercettibili?

Il “perchè motivo”. Che è in uso sollecitare. Le soluzioni. Alla continuità. Alla progressione. Alla espansione. Dello spazio. Non è anche il “perchè motivo”. Della dissoluzione e della contraddizione?

Non è? Forse. Nel “perchè motivo”. Lo spregio assassino. Della fecondazione. Del flusso esistente che si interrompe. Del suo riposo. Del silenzio.

Non è? Nel “perché”. La giustifica posteriora. Di ogni disconoscimento. Della nostra continuità. Quindi. Della violenza. Del predominio. Dell’incardinamento del potere.

La nostra. Odierna conoscenza. E. La nostra derivata contemporanea società. Dei “perchè motivo”. Sono. La scienza e la società. Del tempo sopraffatto. Del tempo improvvido.

La scienza e la società. Della morte. Originale.

 

 

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Due conquiste. Nella vita. Terrena e laicista. Finanche asceticamente religiosa.

La conquista. Della consapevolezza del “sé”. E la conquista. Del potere sul “sé”.

Sono i cardini. Ineludibili. Non contemplativi. Dell’atto cognitivo. Scientifico. Metafisico. Logico o onirico.

Quindi etica. Quindi morale. Di conseguenza politica.

Il presupposto. Di ogni rapporto. Sereno e fiducioso. Della solidarietà. Tra gli umani. Il presupposto. Della scambievole conoscenza.

L’una e l’altra escludono il “potere del sé”.

Dove l’arroganza. Della ignoranza e delle tronfie assunzioni. Di verità convenienti. Spaziano. Devastando. Ogni composto equilibrio di relazione. Mistificando. Quindi ingannando.

La conoscenza costa. Il sangue. Dei propri sensi. Degli attimi. Di cui si nutrono. I propri sensi.

Non si può. Affidare o confidare. Agli idioti.

Alla innumerevole massa. Di idioti. Che sono autoproclamati vittime. Della propria incapacità. Di vivere. Nella ebete compiacenza. A quel. Che non sanno. Che non comprendono. Che si rifiutano di comprendere.

L’idiozia e l’epidermico moralismo. Sono schermi. Comodi. Per sbirciare sotto i tavoli. Quali che siano. Per poter estasiarsi. Consumare desideri irrisolti. Poi giustificarsi. Se scoperti. Con: “non sapevo”.

È stancante. Dissertare sul potere. Quando non interessa. Quando la vita. Con i suoi atti o valori. Viene filtrata. Attraverso il distacco. Dall’egoismo. Senza l’ingordigia. Dei pensieri senza valore.

La mia vanità limita. Ancora. Il passo. Della mia  saggezza.

E mi cito. Dai “prologomeni a una rivoluzione”.

Ma l’òmme so’ strùnze e mmiéz‘e strùnze

nce sta sèmpe ‘nu strùnzo

ca dicenno strùnzate ‘i pô cumannà’.”

 

(gli uomini sono idioti e tra di loro c’è sempre qualcuno, più idiota, che li comanda dicendo idiozie)

 

 

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Il piacere. La compiacenza affermativa. Della propria fisicità. La perpetuazione. Della propria fisicità. Anche. Attraverso dei. Anche. Senza dei.

Un processo. Di accumulo del piacere.

In un trasversalità. Temporale e geografica. Che si è alimentata. Si alimenta. Che si è preservata. Si preserva. Con il bisogno. La solidarietà. La paura.

L’assorbimento. Alternante. E. L’annullamento. Persistente. Di ciò che è esterno. Sono le funzioni. Del sacerdozio del sistema.

Sacerdozio. Casta.

La casta. Concede indigenze. Asserve indigenze. Le manipola. Le snatura. Le redime. Le rinnova.

 

 

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Il fuoco. L’elemento. Più percepibile. Meno penetrabile.

Il rifugio o l’esaltazione. Del mistero. Del sacro.

Ogni cosa. Anche immateriale. Nelle volute. Imperscrutabili del fuoco. Ha una motivazione. Ha una decifrazione. Intangibile. Perciò. Permanente nei propositi.

Tutto si compendia.

La voluttà e la morte. La morte della voluttà. La voluttà della morte.

Un desiderio divino. Una possibilità divina. Oltre. Altrove. L’assoluto imperseguibile. Il segno. Della speranza. O. Della condanna. Alla passione. Al martirio. Alla ricongiunzione.

Il fuoco. Non si rappresenta. Non si lorda. Il suo tono è assoluto. Il suo farsi è vitale. Devastatore e creativo.

Confesso. Non so dipingere il fuoco.

L’uomo del fuoco. L’uomo nel fuoco. Sì

Quando. Ne è una parte. Scindibile. Un presupposto. O. Una disperata alimentazione.

Il fuoco. Non più sacro. Ad uso. Ed abusato rogo.

Alle fiamme terrene il compito. Di virtualizzare. Il peccato. La condanna eterna.

Ma con la condanna terrena. Si afferma. L’irrisolutezza. Delle certezze assolute. Del potere. La reiezione. Della scoperta. Dell’evoluzione. Della conoscenza.

L’oscurantismo. Contro la ragione. L’insofferenza. Contro la misericordia.

Il rogo. Che dissolve. Il possesso del demonio. Che ammonisce. E rende salva. La folla. Incredula. Esclusa. Dalla virtù. Esortata all’intolleranza. Alla impunibilità della ferocia. Alla manipolazione della consapevolezza.

Il rogo. Dove. La verità viene rovesciata. Tra le volute di fumi. Densi. Di storie. Di ossa. Di pelle. Di lamenti.

La folla. Schiava. Lancia l‘osanna. Nel carpire. Sottrarre al moribondo. Il respiro. L’urlo del terrore.

Orda. Delirante. Frastornata. Scagliata. Contro la libertà conquistata. Nei roghi.

Essa non sa. Ma. Dovrebbe sapere. Ma. Non saprà. Ma. Non vorrà sapere.

Mi sporcherò di fuoco?

 

 

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Depravando gli archetipi tragici. Abbiamo sottratto al nostro linguaggio. Al linguaggio della vita esistente. La modificazione nella continuità.

La stasi ci attanaglia. Appiattendoci. In un conflitto. Di “dover essere così’”. Esaltato dai canoni. Oltre dio. Della psichiatria. Della psicologia. Della sociologia. Della morale.

Che dettano regole. Astratte. Dogmatiche. Indimostrabili. Se non nei canoni. Che ne garantiscono i parametri rivelatori.

Una orgia. Confusionaria. Di antitesi. Il cui il metodo offre un obbligato rifugio. Di colloquio. Di sopravvivenza.

Con un ciclo. Produttivo. Di categorie ulteriori.

Tutte statiche. Reciprocamente alterne. Tra esse. Per il perseguimento di un inganno. Esistenziale e solidale.

Non possiamo non assistere. Quindi. Alla discriminante. Buoni. Cattivi. E vedere professata la libertà. Nella prevaricazione. Alla libertà altrui.

E tra i buoni o tra i cattivi annotare. Di volta in volta. Quelle categorie. Che hanno praticato canoni rigidi. Di appartenenza. Psichiatrici. Psicologici. Sociologici. Moralistici.

Vale. Per tutte. Per tutti.

Ma. Tu lettore. Io provocatore. Che ambiamo la crisi. Dell’esistenza. Con le sue proprie. Incertezze. Dedicazioni. Che ci immergiamo. Nel flusso delle contraddizioni. Che non sappiamo. Essere buoni. E. Non vogliamo. Essere cattivi. In quale categoria dovremo confinarci. Essere ammessi. Alla considerazione di “utili”?

Cosa resta. Dopo il rifiuto? Privati. Allora. Dell’affermare. “io vivo!”.

Abbandonarsi. Morire.

 

 

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Se. Non ci rendessimo distratti. Se. Ci sottraessimo alla fabulazione mistico-religiosa. Non potremmo non valutare. La nostra presenza secolare. Per discendenza. Da incesti. Da stupri. Da violenze. Finanche atti a soddisfare l’istinto. Alla perpetuazione della specie.

Ma. Dobbiamo essere innocenti. Da un momento. Della nostra storia comune. O. Da un momento. Della nostra storia singolare.

Innocenti. Carnefici. Vittime. Oppressori. Oppressi. Massacratori. Massacrati. Per la convenienza. Per la opportunità delle regole. Che. Di volta in volta. Sono occorse e occorrono a mascherare. O sovvertire. Interessi. Indolenze.

Innocenti. Per essere un più. Un disvalore aggiunto. Ad un valore variabile. La morale.

Se. Non ci rendessimo distratti. Se. Non ci sottraessimo. All’unico valore essenziale. Alla nostra condizione di viventi. Alla continuità della specie. Abbandoneremmo le armi. Distribuiremmo equanimi le risorse. Conserveremmo il nostro ambiente armonioso.

Siamo innocenti.

Innocenti e sdegnati. Per vite compromesse.

Se. Non ci rendessimo distratti. Se. Non ci sottraessimo. Ai valori della condizione umana. E della specie. Ci accorgeremmo dell’accattonaggio. Cui sono obbligati i bambini. Ci accorgeremmo del lavoro. Cui sono obbligati i bambini. Ci accorgemmo della vendita. Degli organi dei bambini. Ci accorgeremmo della fame. Dei bambini. Ci accorgeremmo delle fatiscenze e delle discariche. Dove vivono i bambini. Ci accorgeremmo della umiliazione per la diversità di uno straccio. Indossato dai bambini. Ci accorgeremmo. Anche. Delle preghiere stantie. Con cui si salvano i bambini.

Ma. Tutto ciò non fa innocenza. Non sono vite compromesse.

Ma. Tutto ciò non produce la recitazione dolorosa. Di madri e padri. Improvvidi e inadempienti. Per questo occasionali e impropri. Da esibizione. Utili soltanto. Ala rappresentazione sociale. Del momento “da qui in poi”.

Padri e madri. Madri e padri. Innocenti. Con i loro segreti. Di idiozie e presunzioni. Di arroganze e superficialità. Che inculcano il disvalore e la protervia. Della ricchezza e del benessere. E che si distraggono. Si sottraggono dal conoscerne. Le fonti di sfruttamento. Che massacrano bambini. Nonché le facoltà che essi stessi alimentano. Per la obbrobriosa violenza sui minori.

Io denuncio. La pedofilia del lavoro. La pedofilia dell’abbandono. La pedofilia del mercato. La pedofilia del profitto.

Il dolore è silente. L’innocenza è silente.

Per questo. Io accuso la ipocrisia dell’innocenza. Che mi sottrae lo sguardo. A bimbi che giocano. Ricordando la mia infanzia. Che mi impedisce di ricevere un sorriso. Raccontando una fiaba. Seduto con essi. Ai bordi di un marciapiede. Come una volta.

E il mio sangue giace. Con i bambini dimenticati. Perché abbiano il mio calore.

 

 

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Invero. Io non so.

Non so. E. Se so. Dimentico di sapere.

Sapendo mi sottrarrei. La curiosità di sapere, Che è l’unica qualità/attività essenziale. Alla condizione. Manifestazione della vita. Necessaria finanche. Alla vegetativa. Alla minerale. Alla gravitazionale.

Non si possono motivare. Forse. Anche. Nella curiosità. La combinazione chimica o le forze attrattive?

Non sapendo. Non potrò rinunciare. Alla curiosità di sapere. Che è poi seme. Dell’arte. Della creazione.

Dio non è dimentico. Del suo sapere?

Se ciò infligge sulle analisi cognitive. Dei macrosistemi esistenziali. Infligge. Per relazione e riflesso. Sui microsistemi sociali.

La dicotomia so/non so. Che dovrebbe risolversi. Nei contratti relazionali. In comportamenti dinamicamente concordati. Si è confusa. Nella società del “so”. Provocata e indirizzata. Da una assunzione del sapere. Divulgato profeticamente. Quasi ritorno. Ancor più imbarbarito e stravolto. Alle rivelazioni dogmatiche. Pre-bibliche e bibliche. Captanti. Inibenti. La acquisizione razionale. Della consapevolezza. Del sè esistente. Nella indotta perdita. Della curiosità al sapere.

E il “so”. Che sa. Senza non sapere. È l’edulcorata manipolazione dell’inganno. Che perseguita e modifica. Che insiste ed ottiene. Che pretende senza offrire. In una società in cui. La democrazia non è conosciuta dai democratici. La dittatura dai dittatori. Il delitto dagli assassini. Il senso dai sensuali. La purezza dai santi.

Infine. La belante arroganza. Del detto/non detto. Dell’accenno. Della esibizione. Della protervia.

La società del “so”. È. Conveniente. Rapida. Efficace.

Documenti. Certificazioni. Bolli. Firme. E. Nel caso. Se occorra. Dantisti di eccellenza o penitenti di bordello. Prostitute e imbonitori. Sfruttatori. Truffatori. Spacciatori. Stupratori. Mafiosi. Santi. Rivoluzionari. Risparmiatori. Finanzieri. Politici. Intellettuali. E quant’altro. Accolti e osannati. Nell’agone sociale. Per. La giustificante. Ambizione del “so”.

Tutti sanno. Ormai.

Credo. Occorra metter fuori. Dal ripostiglio. La ghigliottina.

Sarebbe opportuno.

In fin dei conti. Sono in troppi. A sapere.

 

 

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Siamo animali. Dall’istinto smarrito. E ritrovato. Nel percorso di identificazione intrapreso. Dalla curiosità. Dalla scienza.

Però. Percorso confuso. Più ancora. Confusionario. Se preda e frammisto alle scorie. Di una affermazione. Di ipotesi religiosa. Poi comportamentale. Poi sociale.

Siamo animali. Il vertice dominante. Degli animali.

Nostra. È la motivazione. Dell’esistente. La disvelazione. O rinuncia. Degli eventi possibili. Tra gli infiniti. Che definiamo come vita.

Nostra. È la connotazione estetica. O. La rotta metafisica dei nostri bisogni. Artefatti. Presunti. Necessari.

Siamo animali. A sangue caldo. Nella esigenza rassicurante. Delle vicinanze. Delle carezze. Degli abbracci. Infine. Del contatto in sè. Finanche. Specie con specie.

Dall’ingresso. All’abbandono della vita.

Potrò desumere. Nel contatto e per il contatto. Una forma di cognitiva connessione. Delle emozioni. E delle intuizioni. E delle esperienze di ciascuno. Su cui incardinare. La filiera della comune tragedia. O visione. O saga. Della storia.

Potrò intendere il calore del corpo? Oltre l’evenienza fisico/chimica. E rivelarlo in una idea di potenza. Che si illustra. E definisce. In una corporalità narrativa. Percepita. Ignota. Che appare ci allontani. Dalla cultura della nostra logica. Pure fornendoci indizi. Per una logica inesplorata. Non quantificata in teorema.

Nel calore. È forse stipato? Il canto. Della prostituzione rituale. La conoscenza perduta. Del divino. Il patto inviolato. L’originale peccato. Artefatto.

Forse. Cerco una risposta. Forse. Ho già trovato una risposta. Ma. Perchè svelare il segreto? A chi rifugge il segreto. Ributtandolo. Tra i turpiloqui moralistici. Di una ignavia. Pavida. Acquiescente.

A un dio non interessano. I sensi umani.

 

 

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Amiamo i bambini. Tutti. Per quel proiettarci nelle fantasie. Di una nostra infanzia. Delusa.

Anche se. I bambini non sono. D’animo generoso e nobile. Già presentando le tare. Inquiete. Delle donne e degli uomini. Che saranno.

Ma. Amiamo i bambini. Tutti. In essi ri-inseguendo. Quello che potremmo essere stati. La vita che avremmo potuto scansare. Forse. Nei dolori. Nelle ingiustizie. Nelle ribellioni.

Ma. Amiamo i bambini. Tutti. I nostri desideri. Scritti. Sulle nuvole rapprese. O. Sulle lastre inumidite. Tra sapori. Di desideri. Di carezze amorevoli. Di turbamenti misteriosi. Del nostro essere umani.

Qui. Il primo amore della vita. Lo stupore. La incredulità. La curiosità. La esaltazione. Inconsapevole. Angelica. Del senso. La rivelazione. Del proprio esistere. La conquista dell’utilità. Morale.

E questo amore. Si confonde e si sporca. È negato. È violato. Da qualcuno. Tra. Le impurità sacrileghe. Imposte da chi. Non ricorda e non ama. O. Non vuole ricordare e non amare.

Di chi. Stupra il primo amore. Di un rintocco a un fiore. Del disegno stupito del sole.

E. Da vecchio. Vorrei sedermi accanto a un bimbo. E scorgere un sorriso.

Il sorriso che avevo. Ciondolante. Sulle  spalle di mio padre.

Ma. Non posso. La crudeltà. Degli istinti putrescenti. Ha. Massacrato gli angeli.

 

 

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Siamo. Ormai lontani. Dal Cristo.

Dal Gesù. Che pone. La sua riflessione interiore. Nell’isolamento simbolico. Dei trenta giorni. Nel deserto. Per la lettura. Laica o fantastica. Degli Evangeli.

Altri. Prima. E dopo di lui. Similmente. Hanno inciso la traccia. Della propria vita.

Li abbiamo dimenticati. O. Mai conosciuti. O. Siamo stati impediti. Dal conoscerli.

Qualcuno scrisse .In qualche luogo e in qualche tempo.  “Prima prendi la tua misura. Se non hai misura delle cose che hanno misura, come potrai avere misura delle cose che non hanno misura?”.

Il termine della misura. È. Forse. La infinita e non misurabile misura. Del caos?

Paradosso. Dell’esistente. Dove. Si rifrangono le ingordigie. Non della conoscenza o dell’apprendimento. Di sé. Ma del rapporto predominante. Uomo su uomo.

Smerciato. Al banco dell’impossibile. Dell’eveniente. Del sopravvivente.

La vita deve. Pur trascorrere. In un qualche modo. Inutilmente. Ma. Soddisfacente alle barbarie.

Siamo. Anche lontani. In qualche modo- Dal sangue. Scolato via. Dalle teste decapitate. O. Dagli squartamenti. O. Dai sapori acri delle fiamme. Ove. Si consumava il mistero. Della novità e della curiosità. Della rivoluzione. Dei rivoluzionari. Del tempo. Santificato. Dai vincitori adepti. Profittatori esigenti. Del loro sangue..

Tempo. Che confonde pretese. Di barricaderi. Facinorosi. Reazionari. Con. Ingenuità e commozioni. Di inadattati. Alle regole. Del conveniente edonismo.  

Annoto. Oggi. La pietas rivoluzionaria si scalda. Nei glutei artefatti. E. Nel mercimonio delle indulgenze sociali.

Il sangue delle vite vere. Sacrificate. Sulle croci. Della solidarietà e della giustizia sociale. È. Il colore. Di reggicalze. O. Di berrette cardinalizie. O. Di stole di eccellenza.

Confesso. Ero un rivoluzionario. In me. Per me. Per. La mia consapevolezza.

Ora. Sono un reazionario. Non riesco. A essere. Un rivoluzionario rovescio.

Al rogo. Decapitatemi!

 

 

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Apprendere. Riflettere. I due momenti. Di immersione. E. Di evasione.

Segnali. Del principio e della fine. Dell’episodio vita. E. Di ogni transito. Per essa.

Scandendo i fatti. E. I ritorni sui fatti. Nel. Trascinamento per l’eros.

Così che. L’eros medesimo ne viene. Anticipato e concluso. Innumerevoli volte.

Dall’immersione. Verso il conoscere. Che è lamento. Del parto. Al pensato definitivo. Del compiuto. Che è evasione. Dalla conoscenza.

Immergendosi in esso. E. Da esso evadendo. Per l’esperienza propria, Che già si compie. Nella previsione. Del suo farsi.

Ecco. Il gioco. Il momento. Del perenne disfarsi. Per il perenne acquisire. Il mito del Prometeo.

Privarsi della carnalità. E. Pure. Di essa ricomporsi. In essa lacerati. E. Per essa restituiti.

Immergendovisi. Quando. La depressione è la porta. Delle coincidenze. Inverosimili. Assurde. Di riflessioni agitate.

L’incongruo coniugo. Tra. Le capacità possibili e l’intolleranza della libertà. Dove. Mentre. Si consuma. L’onore e il doversi onorare. Senza tregua. Obbligati a esaltare. La discriminazione. La intolleranza. Al tempo. Dell’eros disfatto.

 

 

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È giorno di pioggia. Accade che. Un giovane straniero. Forse rom. Dal sorriso ostentato. Da maschera. Pelle brunita. Come divorata. Dal sole. E ruvida. Dal viso. Dove. Si immergono occhi. Di predatore. Si acquatti in tremiti. Di freddo. E. Per quei tremiti. E. Per la breve pioggia. Si proponga. A fanciulle. Che attendono Il tram. Al riparo di cespugli di ombrelli.

Il suo sorriso. Senza amicizia. Schernisce. Come un grido. Di vendetta. Di sfida. Che. Prosegue sul tram. Tambureggiando sui sedili. In. Un ritmo monotono. Di vacua ossessione. Pronto. Alla provocazione. All’attenzione. Al rifiuto. Alla condanna. Alla protesta. Che ottiene. E. Maledicendo. Fugge via.

Nel tram. In un giorno di caldi riverberi. Lui e l’altro. Due giovani. L’uno longilineo. Bruno. Il viso. Magro e fuso. Con una maglietta. Estiva. Di quelle con le maniche tagliate. Alle ascelle. Occhi vigili ad essere languidi. E. Una voce insistente. E. Disponibile. Come l’altro.

Discutono di un appuntamento. Tra loro. Su quale mezzo di trasporto usare. Ciascuno.

Si intromette il tipo. Occhi incavati. Naso adunco. Capelli radi. Colorito esangue.  Dal sorriso ammiccante. Pudicamente convincente. Indica. Poi. Chiede. Poi. Commenta.

Lui scende. Il tipo scende. Si intrattiene. Si presenta avvocato. Lui anche. Si scoprono colleghi. Celiano. Il tipo appunta. Il numero di telefono. Di lui.

Il ragazzo. Forse rom. Il tipo. Forse avvocato. Due diversità. Due ritorsioni verso se stessi. Nella sfrontatezza. O. Nel tatticismo. Di una affermazione. Scommessa. Contro. La mala sorte. O. Condanna all’abiezione. Che non commuove. Che separa. Dalla nostra solitudine eroica. Di cui è dato vivere. La possibilità.

Al temine dei viaggi. Nel tram. Vorrei. Incontrare la compassione. Non. La compassione che. Ha per presupposto. La commiserazione venduta. A buon peso. Dagli ingannatori. Non. La compassione. Intrecciata con i rifiuti. Nefandi. Del moralismo.

Vorrei. Incontrare la compassione. Dell’oltre-umano. Del cosmo.

 

 

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Occorre che. Qualcuno dica di altri. Per. Poter intuire che. Potrebbe esser detto di te.

Ascoltavo di Picasso. Sulla evidenza dell’ansia. Divorante. A postulare. Con l’opera. Il superamento. L’annullamento. Del tempo limite.

Ponendo nel termine. L’impedimento al compimento. Della testimonianza. Di sé.

Anche per somma. Di. Fraseggi anche banali. Ma. Complessivi. Della varietà dei propri. Percorsi esistenziali.

E. Si pone. Mi pongo. Il valore. Del sottinteso esplorabile. In arte. Della facoltà che. L’autore sollecita a ciascuno. Ad essere operaio edificatore. Dell’opera.

Dove? L’inganno.

Nella ultimazione. Esibita. Definitiva. Silente. Testimoniante. Percepibile.

O. Nella frenesia. Incessante. Di modificare le molteplicità. Della illudente consapevolezza. Inapprendibile. Tracciando incertezze.

E. Come? Allora. Essere. Oltre il tempo limite.

 

 

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 “Sei un immigrato nella tua patria”. Orpello sociale. Di cui. Fui rivestito. Molti anni or sono. Da. Un medico eritreo. Immigrato. In Napoli.

Urticante. Feroce. Prognosi divinatoria. Che. Demoliva le fantasticherie. Di un ragazzo che. Dall’alto del piazzale di San Martino. Si aggirava. Tra. Le fratrie napoletane. Chiedendo. Di Chiarella delle Mura. Una madre antica.

Confesso. Sono. Un napoletano eubeo. Di Cuma. Federiciano. Giacobino. Odoroso. Delle pergamene del Magnanimo. Con. Gli occhi azzurri. Forse raccolti. Tra. I fiori dei normanni.

Ma. Non ho avuto. Cittadinanza.

La mia sconfitta cittadinanza. È racchiusa. Gelosa. Nella vita di uomini. Ora usati. A bottoni. Di vestiti da cerimonia. Polverosi. Che. Si indossano nelle cerimonie. Delle fandonie. Poi. Contraffatti. Coriandoli. Nelle luci. Nei fasti. Della sub-napoletanità. Del populismo qualunquista. Di. Canzonettari. Teatranti. Scribacchini. Dei invocati. Eredi eletti. Della plebaglia degli acquartieramenti. Osannante. La processione dei Bianchi. Gaudente. Al colpo della mannaia. Al cappio. Allo squartamento. In piazza del mercato. 1799.

Non ho più patria.

La mia patria negata. È avviluppata. Stordita. Stremata. Nella sconcezza estetica. Nello smercio. Eclatante. Lagnoso. Di figurelle e piedi scalzi. Tra effluvi di lava e sputi di violenza. Utile. Ai nuovi dei. A confinare. Ad escludere. A dannare. A desolare. Ad annientare. I rigurgiti. Le voci. I canti. Dell’etica. Dell’epica. Della patria. Che scivolano. Lungo il greto. Segreto del mare. Giù. Dal colle di Poggioreale.

Sono un immigrante. Nella. Mia. Patria.

 

 

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Era tempesta. E non so. Se. Il caos coniugasse. Le sue. Sorgenti di potenza. Tra. Le quieti e le animosità stellari.

Era tempesta. Scrosci di pioggia. Venti turbinosi.

Gli affidai. Il potere. Di rifiutare. Di rifiutarmi.

Nacque. Il. Mio. Avversario. Il. Mio. Nemico potente. Già ricongiunti. Nel seguito. Delle generazioni.

Nacque. Mio figlio. Ugo Michelangelo Franchini.

 

 

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Srotolo. La facoltà della memoria. I. Filamenti indecifrati. Della mente. Quando. Nella trama. Si alternano deflagrazioni. Folgorazioni. Di messaggi. Del transitorio. Figurando anagrammi. Di ogni condizione. In ogni vaghezza. Di contemporaneità. O. Di futuro.

Le cifre medesime. Dell’anagramma. Il sognare sognato.

Dove. Immergendosi. Il profeta. La pitia. Dicevano della parzialità. Delle molteplicità delle tracce. Dei filamenti. Diversamente colorati. O. Pure. Invisibili. Fermentando il rito delle pulsioni. All’ignoto. Al confinamento della eventualità. Nell’ignoto. Nell’apoteosi del dio.

Tutto. È. Infuso. Tutto. È. Racchiuso. Tutto. Si svolge. O. Si è. Già svolto. E. Si riavvolge.

E. Non so. Quando ricordo. O. Quando vivo. Nel sogno.

Vaneggio? Precipitando nel camino. Foglia sfregiata. Della cumana.

 

 

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Scandisco parole. Sul filo dell’onore. Che. Si discosta. Si apparta. Dalle recite. Degli ossequi. Dei. Compiacenti. Compiaciuti. Riverberi. Delle inutilità. Delle eloquenze esigenti. Del dire. Ora. Di sé. In vicende già. Scalfitte. Frantumate. Disperse. Ignorate. Dal niente/silenzio. Che incombe futuro. Sul lascito delle gerarchie.

Il filo. Dell’onore. È. La discosta sapienza. Dell’oltre umano. Che fluttua. Primordia generatrice o già postuma. Tra. I reticoli del cosmo. Alternando gravitazioni. E. Bilanciando materie.

Non carne imputridita. E. Ragioni di semina Tra. Sepolcreti o campi di battaglia. Gravi di terrori. Esaltazioni. O. Sfiancamenti. Disprezzi. O. Apoteosi. Per. Ragioni di stermini. O. Stermini di ragione. Su cui accampano. Onori di predominio. O. Onori di martirio.

Il filo. Dell’onore. È. L’attesa del compiersi. La utilità a percepire. La scansione dei cicli. Del tempo. Che ignora. Eroi. Martiri. Santi.

Nell’onore. È. Il. Vibrato. Prolungato. Incessante. Totalizzante. Nudo. Grido degli universi.

Nudo. Come gli umani non sono. Sozzi. Di vaniloqui. Di orpelli.

 

 

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Il male. Fertilizza il bene. Lo accredita. E. Il bene ne beneficia. Si risana. Da ogni imperfezione che. Il giogo delle iniquità. Acclama. Tra. Gli strepitii dell’opportunità. Alla miseria. Alle catene di morte. Alla fame angosciante.

Dove. Quando. La violenza. L’annientamento. E. La disgregazione e la decomposizione. Sono cardini. Della progressione. Della vitalità della specie. Pure. Agghiacciante. Stordente.

Non. Il dolore.

Il dolore è. Il rigurgito. Della discordanza morale. Impalpabile. Inascoltabile. Indefinibile.

Il dolore. Vorace. Brucia. Le consistenze ideali. Esalta. Urla. Le rassegnazioni. Ingarbuglia. Sradica. La lotta per la percezione. Del microcosmo dei sensi. Ne distoglie. Contiguità e fini. Alla temporalità del caos.

Il dolore è. Il mezzo. In se stesso scopo. Della crudeltà. E. La crudeltà. Non la violenza o l’annientamento. Ha elaborato la morale. Del bene. Il contrapposto. Tra. Il dilaniare e la quiete. Tra. La disperazione e l’auspicio.

La crudeltà. Sgomenta. Motiva. Il pentimento e il perdono. Ne configura ragionamenti. Elabora la algebrica. Delle pulsioni. E. Delle emozioni. Alimenta la vittoria. Dell’uomo infernale. Definisce. Modella. Il demoniaco. E. Ne sancisce le gerarchie. E. I terrori. E. Gli spiriti vaganti. E. Le irrisioni. E. Per esse. Forgia le soggezioni. Ad ogni terapia religiosa. Verso. La beatitudine. Ignota. Indescrivibile. Imperscrutabile.

E nella morale. L’uomo. Crudele. Sgretola. La unità di destino. Del mondo.

 

 

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In primo sonno. Il colloquio è. Stringente. Mirato. Fluide ammonizioni. Tenere o riprorevoli. Trasmesse per. Percorrenze irrintracciabili. Come. Nel mentre. Sollecitano attenzione. Schiere di. Non già vivi. O. Già vissuti. Da. Epoche remote. O. Più vicine dell’attimo. Calando. Dolcezze. Preveggenze. Esortazioni. Auspici. Impalpabili. Come. Impalpabile è. La carezza. Lanciata. Ad avvolgere il sorriso. Della persona. Ambita. Cullata. Amata. E. La percuote. In traccia  di una emozione. Nello smarrimento. Tra. Le misure dei mondi. Mentre. Già dorme.

In primo sonno. L’uomo si concede. Alla consolazione. Accalcando i tumulti. Della solitudine inquieta. Della colpa. Alla esaltante considerazione. Della vicinanza d’amore. Che irrompono. Fumi dell’improbabile. A. Censurare le matematiche. Delle pretese. Dei pretesti. Di cieli. Ordinati. O. Rotanti. O. Sovrapposti. Dove. L’uomo/robot. Si ordina. È rotante. Si sovrappone. Piegato all’abiura. Del vortice. Del primo sonno.

Ma. L’improbabile è. Imprevedibile. Come. Imprevedibile è. L’ordine. Il rotare. Il sovrapporsi. Dei cieli. Nel primo sonno. 

Ipotesi sull’ipotetico. E. Tutto è. L’immoto caos. Di una. Apparente. Appariscente. Composizione. Di fiori e frutti. Seminati nel cosmo.

 

 

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Viscere divorate. O. Deturpazioni. O. Fluidi rappresi nei cunicoli. Organi deflagrati. Da. Sedimenti. Di cellule fameliche. Per. Scansioni di invasioni. Barbare. Come. Barbaro è l’alieno. Il fuori da sé.

Qui il modernismo. Dell’impazzimento maligno. Alla morte. Il cancro. Nelle educazioni. Al Torbido delle invasioni. Al subbuglio. Dello sconcerto. Per ogni criterio. Di. Alterna diversità.

E? Se le cellule. Nella loro potenza. Duplicativa. Riproduttiva. Menzionassero. Una ignota. Reietta. Previsione. Ad un ammasso vivente. Escluso dalle possibilità. Che. Attribuiamo all’esistere.

E? Se questa volontà di potenza. L’avessimo esclusa. Dal ciclo. Delle esigenze. Del nostro indagare. Sperimentare.

Dalla curiosità poetica. Religiosa. Finanche.

E? Se dovessimo. Penetrarla. Esplorarla. Apprezzarla. Potremo. Non arrenderci. Al sacrilegio della morte. E. Accogliere le mutazioni. Come. Esaltazione dei privilegi. Di. Un altro lievito di sensi.

Poi. Indagare. Annusare. Minerali e molecole. Nel sangue.

Nella linfa. Del ciclope. Del rosso del giacinto.

Allora porremmo il male. Al nostro fianco. Ne fruiremmo. Estirpandolo alla dissoluzione. E. Noi. Conoscendoci nel mito.

 

 

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su pei monti c’è un cimitero, cimitero di noi soldati ... tapum tapum tapum ... tapum tapum tapum ...

La cantilena. Sommessa. Scivolò. Sul pianto del sonno. Trasportandosi ospite. Dell’andante sofferente. Di. Vicendevoli uccisi. Dal fuoco. Di moschetti o di mitraglia. Quando. Si forgiavano eroi. Involontari. Inconsapevoli. Ad uso. Dei verbi di barbarie. Tra. Esaltati. Esaltanti. Fraseggi di perdono. Mantra di miscugli. Composti. Alla agitazione verso il rifiuto. Mentre. Si evisceravano feti. Già stuprati. Come le madri. Acquistate. Negli scambi del perdono.

La speranza è. La sospensione. La spezia inebriante. La porta miracolante. Verso il bene. Prossimo o venturo. Religioneria. Nella tolleranza. Verso. I propri dinieghi. Verso. I propri sconforti.

La sospensione è l’ansito. Della violenza che. Si interrompe. E. Poi. Riprende. Feroce. Ferale. O Della morte santa che. Si conclude. Spersa. Nei meandri di congetture.

Come. Il cuore terminato. Nel prosieguo. Verso. L’imprevedibile. O. Il noto.

Qui. Il fremito generatore. Dell’angoscia. L’annichilire. O. La perpetuazione  del tragico.

Come. La sequenza di note.  “tapum tapum tapum”. Alternanza. Di fuochi omicidi. Officianti. Dei cimiteri della speranza. Dove. La sospensione ha. Immoto destino. A postulare. Una. Vaga. Vana. Magia.

 

 

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Un crocicchio. E un gruppo. Di uomini e donne. Che silenzioso scruta. Indaga. Valuta. Considera.

Aprendosi. Allo sguardo. Il lato nascosto. Di sottocchio intravedo. Un uomo pressato. Attanagliato. Da un altro uomo. In divisa. Le braccia in alto. Le mani. Come il capo. Schiacciate. Sul muro di tufo. Gli occhi tremano. Mentre. Le braccia sussultano. Disagio. Che. Mal si posa sul corpo. Esile. Intonacato. Da un abbigliamento dimesso. Al crocicchio si tace. E. Si scruta.

Non mi fermo. Come sempre.

Dal. Fiato del dolore. Mi sottraggo. Perché. Alterigie. Pentimenti. Malesseri. Non possono essere sfregiati. Da. Curiosità giudicanti.

Mentre supero. Il crocicchio. Ancora silente e crudo. Avverto aleggiarvi la pietà. Quella pietà che. È. La angoscia della condizione. Per sé. O. La invocazione. Alla condanna della redenzione. Senza. Cenni di. Compassione pronta. A. Essere quel lui. E. Il suo disagio. Più triste. Di ogni supplizio. Che sussurra. Disperazioni e soprusi. Tentazioni e delitti. E che. Domani forse. Uno scherno ne agiterà. Nuovo astio e alterne violenze.

È. Il racconto serale. Dono. Da incartare come. Spavento per i figli. O. Emozione perlacea. Incollanata. Per amici increduli. O. Per amanti infedeli.

Un distinguo. Già. Ottimi. Senza il viso umido. Di tufo. Al tepore. Protettivo. Di una casa.

Ma. Forse. Qualcuno avrà freddo. E. Non lo dice.

 

 

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Cerco una ragione. Alla. Mia. Voglia di danza. Della raspa. Nella stanza stipata. Di. Giovani seriosi. Di. Mamme. Di. Sorelle. Di. Zie. E. Di. Ragazze. Dalle timide gonne. E. Castigate ebbrezze. Sono iscritto in. Un carnet. Ormai polveroso. E il disco gracchia. Da quasi  settant’anni. Sono in turno. Ancora. Una corta musica. Dal solco. Scolpito dalla punta. Poi. Ballerò la raspa.

Nel tuo sorriso. Urlo di giovinezza. Zia Rosaria.

 

 

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Uno stordimento. Fugace. Per. Una passione. Furtiva. Per un viso. Tra. Le falde larghe. Morbide. Di un cappello. Quasi. Sipario di. Ammiccamenti. Come. Lampeggi lontani. Densi. Palpabili. Come il miraggio. Del salvatore. Che. Si attende per. Alterare il destino.

Forse era. Una Maddalena. Ma. Io non ero. Un Cristo.

Lei. Scese.

Io. Rimasi. In equilibrio incerto. Sul Tram.

 

 

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Al. Margine del marciapiede. La mano. Si protendeva quasi. Dirigendo. Lo scandire lento. Preciso. Quasi imperioso. Del saluto della. Buonanotte.

Per la finestra. Della. Casa di cartone. Disteso su. Una coperta ripiegata. Con. Eleganza sapiente. Lui. Accendeva il viso. Allo. Sconcerto dei passanti. Timidi. Più che curiosi. Vergognosi. Più che infastiditi.

La casa è. Il luogo. Ove. Si segretano i lamenti. E. Un. Buonanotte orgoglioso. Per ognuno improvvisa. Una. Casa in istrada.

 

 

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Alto. Ricci i capelli. Biondi. La parola incapace. Timorosa. A. Rendere offese. Una sera. Per le scalinate. A fiato corto. Per la speranza di un appuntamento. Poi. Assalti ai treni. All’ostello. Per incontri. Con fate che scomparivano. Nel turbinio delle nostre. Fantasticate avventure.

Dario. Una volta. Però. Non da amico. Mi lasciasti. Ad attendere scie di profumi di giovinezza. Che. Il tuo osare. Guascone. Aveva sedotto.

Non ci salutammo. Non ci fu tempo.

Sono. Trascorsi cinqant’anni. E. Qualche volta. Come oggi. Mi si inumidiscono gli occhi.

 

 

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Non doveva nascere. Soffocata. Nel ventre. Ma. Volle nascere. Imperiosa. Come. Comando all’esistente. Del sole. A picco. D’agosto.

La sollevai e. La benedissi. Al. Destino dell’intelligenza e della lealtà. Libera. Consapevole. Golosa della vita.

Lei. Si fece mia amante. Unica. Di. Gelosie occultate. Dilanianti. Senza. Limite al risentimento. Al disprezzo. All’abbandono.

So che. Qualche volta. Ancora mi odia.

Nacque. Mia figlia. Chiara Benedicta Franchini.

 

 

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L’imprevisto di un respiro profondo. O. Di un guizzo di sensi. Essiccati.

Scruto. L’impressione di. Un affollarsi. Di mummie o di scheletri. Nel metro. La coscienza. Saldata. Nelle ossa. O. Descritta. Indelebile. Sulla pelle. Per. Ghirigori di ripieghi. Senza profumi. E. Senza appunti. Di spavento. O. Di sguardi alle stelle.

Sì! Non scorgo più. Uomini e donne. Amanti avvinghiati. Studenti chiassosi. Manovali in ritorno. Adescatrici di compiacenze. Ma un. Immoto. Esercito di ossa. Alla ricerca di. Una promessa. Resurrezione di labbra. Carnose. Dipinte. Del rosso dell’ansia. Per. Abbandonarsi allo spasmo. Irrefrenabile. Di. Un eterno bacio.

 

 

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Era lì.

Mentre. La terra vezzeggiava. Germogli di primavera. Ai suoi. Vent’anni. E. I primi tepori. Le arrossavano le guance. Delicate. Come. Delicato era il planare. Di una rondine. Sulla. Riva pietrosa.

Era lì.

Mentre. Il ghiaccio rastrellava spiccioli di esistenza.

Era lì.

Mentre. Le messi danzavano. Nuovamente. Il canto del solstizio.

Rannicchiata. Le braccia al petto. Sul capo la cuffia. Di. Conchiglie. Con. Il figlio neonato. Al suo lato. Ad attendere che qualcuno si ricordasse. Ove. Si era dispersa.

Tenace. Per. Ventottomila anni.

Chi ha tolto via la terra. Tutti. Forse. Credo. Sono. Tornati indietro. Venuti da lontano. A. Cercare quella. Loro madre. Persa. Perché. Ogni ricordo. Si trasporta nel tempo. Che. Gli destiniamo. E. Talvolta. Unisce gli uomini. Senza che ne abbiano coscienza.

Per istinto. Per sogno. Per speranza. Per apparente caso.

 

 

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Confesso. Ho. Un amore che. Mi attende. In. Un luogo inaccessibile. Segregato in. Una stanza. Scavata in. Un diamante. Perché la pietra. Dura. Ne protegga l’innocenza.

Il letto è. Di smeraldo. Con. Mille e  mille. Venature. Di gentilezze e sogni. Lo specchio del futuro. È. Un rubino. Rosso oltre il fuoco. Da non bruciare. Al suo. Sguardo curioso. Quando chiede.

Sono lontano. Isolato. Impedito.

Ma. La sera. Avanti il sonno. Raccolgo le oscillazioni. Della. Mia coscienza. E. Le lancio.  Ordinando di andare. Nella stanza inaccessibile. Perché. Il diamante si accenda. Di attese. Lo smeraldo si segni. Di compassione. Il rubino tempri. Sempre più. Il futuro.

Ha. Un nome segreto. Olimpia.

 

 

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L’ho intravisto. Ho. Intravisto la sua voce. Ergersi. Tra. Il brusio. Assordante. Del passeggio.

Appoggia svogliato. Il canto. A. Una chitarra sconclusionata. Che. Ormai ha abbandonato le note. Tra. Le rinunce alle serenate.

È contornato. Da. Apostoli della questua. Sornioni e plaudenti. Sobillatori. Della curiosità. Improvvisa. Veloce. Pietosa.

Non c’è. La voce. Di mezzo soprano. Non c’è. Il violino. Dove si impennava l’archetto tenace. Non c’è.

Forse. Una corda si è infranta. Su. Un accordo. E. Riavvolgendosi. Ha. Indicato un. Segno. Percorso. O. Ha. Frustrato e sfregiato. La commozione del cielo. O. Ha. Sibilato  la catastrofe. La fine.

Solitario. Isolato. Tra. Gli adulatori. Lui canta. E. Sfida. Il pubblico diradato. Sfida. Il silenzio. Subito. Rifiutato. Del violino.

 

 

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Sul. Mercato della vita. Umana. Si. Affaccia l’imitazione. Dell’umano.

Umano. Come lo si è sconfitto. Umiliato. Sopraffatto. Abusato.

Di. Carne. Sangue. Viscere. Escrementi. Lamenti. Posta all’inseguimento. Di. Dio. Di un. Dio creatore. Dell’uomo. Creatore dell’umano.

Ed è? Forse. Questo il fine. Risposta. Del. Perchè motivo. Dell’esistente.

È? Nella rincorsa. Con. L’imitazione dell’uomo. Alla. Imitazione di dio.

E? Sarà. Vera la divinità. Dell’uomo. Se sarà. Creatore. E. Misericordioso. Della. Imitazione di sé.

Non più umani. Ma. Impietosi. Inerti. Visionari. Della propria immagine. Si riterrà. Allora confacente. Far sopravvivere il dolore.

Potrebbe? Forse. Servire ad un mondo. In cui i poeti. Con il peso. Dei loro dubbi e dei loro sogni. Saranno resi. Muti.

Chi? Risponde.

 

 

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Ci appassioniamo. Al tempo.

E. Lo deformiamo alle. Pulsioni. Della. Nostra sensorialità. Gravata delle insidie del riposo. Che. Ci pone la necessità. Della interruzione. Del silenzio. Che. Ci pone nella scansione. Della fugacità. Poi. Della caducità.

A. Noi stessi apparendo. Vogliosi di. Essere intensi. Di. Presenza.

Nello spavento dell’annullamento. Del tempo. Si insinua la incertezza. Di una eternità. Protratta. Da consumarsi. Sperduti. E. Sopraffatti.

Ci dibattiamo. E. Configuriamo i “perchè”.

Non? È questa. La sublimazione dell’eterna morte.

Il? Nebbioso ade. Delle voluttà. Impercettibili.

Non? È. Nel “perchè motivo”. Lo spregio. Assassino. Della fecondazione del tempo. Del flusso che si interrompe.

Non? È. Nel “perché motivo”. La giustifica posteriora. Della inettitudine. Della insolvenza. Del tacitare.

La nostra. Odierna conoscenza. E. La nostra. Contemporaneità dei “perchè motivo”. Sono. La comunità. Del tempo sopraffatto. Del tempo improvvido.

La società della morte. Originale.

 

 

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Sera. Di pioggia.

Vago. Per. La stazione centrale. Rinnovata. Luminosa. Dove. Nella nuova luce si evidenziano. Gli. Antichi silenzi. Delle ombre.

Ci scambiamo il saluto. La vecchia clochard ed io. Con. Il consueto rispetto. Con. La consueta dignità. Che non ha. Rimproveri. O. Rimpianti.

Un. Gruppo di giovani attornia. Una. Ragazza. Con una corona di alloro.

Di certo attendono. Il treno. Per. Ritornare festanti. Laurea esibita. Alle dedicazioni.

Vi è una. Altra ragazza. Giovane. Bionda. Discreta. Non è straniera. Seduta. Assorta. Quasi immemore. Di se.

A lato. È poggiata. La borsa di plastica. Dei vaganti. Non le è stata donata una destinazione.

Al. Centro della stazione. Sorgono manifesti. Torri. Onagri di battaglia.

I giovani si avviano. A prendere il treno. La ragazza resta. Immobile. Mentre. I cani annusano. La borsa di plastica.

Io. Torno alla  pioggia.

 

 

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Allontanamenti dalla vita. Tradimenti. Corrosioni. Di braccia e menti.

Piaghe. Della solitudine. Dei rancori. Delle soggezioni.

Ma. Non è. Qui. La gravità dei fatti. La destinazione dei percorsi.

Non è. Nemmeno nell'arroccamento. Dei. Nuovi feudatari.

Perseguito. Procacciato. Né. La disperazione che. Verrà.

Il male sarà. L’asservimento della scienza. E. Non ci saranno memorie. A essere salve. Si prepara. Il tempo di. Una apocalisse. Che. Non conosciamo. Finanche. Come paura libresca.

Decido? Di testimoniare. La mia vita. Il niente.

 

 

 

ultimo aggiornamento/pubblicazione il  6 marzo  2017

 

 

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