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LA  RIVOLUZIONE  IN CAMMINO

 

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 contrastare la robotizzazione umana

 

 

Per una risorsa. Etica e politica. Unica idonea. A scandire i tempi. Di una riappropriazione. Elaborativa e identificativa. di civiltà.
L’uomo precipita. Verso. Un baratro di accantonamento. Della fruizione. Delle peculiarità sue. Proprie. Di osservazione e creatività. Causa la manipolazione. Imitativa e compulsiva. Delle necessità. E. Delle urgenze.
Manipolazione. Questa. Presupposto di motivazioni. Di diversità e di funzioni.
In una costruzione. Utile. Di gerarchie. Di valori. Comunque artefatti. Comunque plasmati. Nei monopoli della comunicazione. Comunque alimentati. Dall’esaltazione della disparità. Comunque subordinati. Alle ripartizione. Delle risorse. E. Dei bisogni primari.
Tesi. A immobilizzare le coscienze. Decisionali. E. Politiche. In funzione della costruzione. Di una società. Robotizzata. Amorfa. Dominata.
Or sono 25 anni. Francesco De Martino. Da laico. Già ammoniva sull’enigma. Della incipiente.  “robotizzazione” umana. E. Io.  Seguendone il lascito. Insistevo. Sulla ridefinizione delle motivazioni. Etico/sociali. Del pensiero politico. Comparativamente. Alle condizioni ed evoluzioni. Scientifiche. Tecnologiche. Post-industriali. Dell’epoca contemporanea.
Sul versante religioso. Benedetto XVI osservava. “l’uomo dell’era tecnologica rischia di essere vittima degli stessi successi della sua intelligenza e dei risultati delle sue capacità operative, se va incontro a una atrofia spirituale, a un vuoto del cuore”.
Occorre che. Uno spiraglio. Di dibattito. E. Di riflessione. Si apra. Nella società contemporanea.
Con. Un metodo che sia. Assorbente. La tensione ai valori. E. Non. Il determinismo delle negazioni.
Per. Una risorsa. Etica e politica. Unica idonea. A scandire i tempi. Di una riappropriazione. Elaborativa e identificativa. Di civiltà.
Ciò sarà possibile. Se. Si ascolteranno. Se. Ci si metterà nelle condizioni. Di ascoltare. E. Poi. Di riferire. Ogni anelito. Di singolarità.
Se. Si sarà in grado. Di. Concatenare ogni risorsa. Dando. Unione. Significato. Finalità. A opposizioni. Di merito e di metodo.
Se. Si saprà essere. Sostenitori. Non despoti. Delle riflessioni esistenziali. Che promanano. Dai luoghi di lavoro. Dai laboratori di ricerca. Dalle fabbriche. Dalle comunicazioni. Dagli ospedali. Dalle scuole. Dalla civiltà. Della terra e delle biblioteche.
Se. Con   verità.   Si  sarà   oppositori.  Tenaci.   Delle     diffuse verità mediatiche. Degli slogans sulla condizione umana. Dell’occultamento della ineluttabilità. Della morte biologica.
Se. Si    saprà   contenere la scienza. Dall’assoggettare. L’indagine e la conoscenza. Alla alterazione. Al condizionamento. Alla modificazione. Della condizione umana. Oltre. Ogni utilità.
Se. Si saprà smantellare. I viziosi circoli. Di. Una  economia. Scritta sugli opuscoli. E. Codificata per l’accaparramento. Del sopruso. Smerciato. Da benevolenza e condiscendenza.
E ciò. Nella quotidianità. Delle condotte solidaristiche. Nel tutelare. Dall’offesa. Donne e uomini. Che non hanno. Altra insistenza. Se non quella di essere. Capaci nelle scelte. Determinati nelle soluzioni. Coscienti. Che la loro vita appartiene. All’evento. Della scrittura storica. Della loro società.

 

 

  

robotizzazione umana

 

 

Siamo andando verso l’apice di una fase attuativa del dominio del mondo e della schiavizzazione delle forze-lavoro. Per un processo originatosi –previsto e determinato- anni or sono.

A tavolino. Calcolando ascisse, coordinate e logaritmi della trasformazione produttiva e delle tipologie e quantità degli impieghi umani, da impegnarvi.  Dominandoli e oscurandone ogni impulso di determinazione. Anche, soddisfacendo istinti e necessità; sollecitati o rivelati.

Non altrimenti, se non con l’accentramento mondiale del potere decisionale affidato ad un gruppo  dominante e garante, si è ritenuto possano essere adempiuti gli scopi agognati, per certi versi obbligati, del futuro.

Tra viaggi stellari e colonizzazioni; utili a fornirsi di energia e a delocalizzare  la massa umana del pianeta.

Per fasi, secondo scenario di  ogni colpo di stato.

E prima fase è l’occupazione delle comunicazioni e, in contemporanea,  dei centri di progettazione e di  produzione tecnologica, oggi.

Tramite la parziale realizzazione di questa fase, pure sono stati attivati quegli strumenti necessari al suo completamento: le risorse economiche.

Così che, tramite la allucinazione informativa,  si sono prospettate situazioni di turbe dell’economia globale. Su queste agendo, con gli strumenti finanziari, per operare  accaparramenti di risorse necessarie al progetto.

Fomentando, contestualmente e conseguentemente,  una conveniente  cernita naturale dei superstiti del provocato e manipolato disastro sociale.

Una sorta di pulizia  etnica delle “fragilità” emotive ed esistenziali. Di quelle “fragilità” alimentatesi di senso etico dello stato solidale.

Eliminazioni non imputabili né perseguibili. Cui potrebbe  opporsi soltanto una ribellione cruenta. Non praticabile per  i controlli operati dalle strutture politiche;  né auspicata e attivata dalle “fragilità” emotive ed esistenziali, cui appartengo.

D‘altronde il ribellismo non ha mai prodotto futuro istituzionale. Anzi,  si trasforma in forza di sostegno, a volte  inconsapevole,  alle fasi del progetto di dominio, anche,  facilmente  assoggettabile. Direi: tragicamente.

Da venti e più anni, prendendo spunto da una riflessione contenuta in una lettera di Francesco De Martino, mi dibatto in una ideologia di contrasto alla “robotizzazione umana”. Mai ascoltato o recepito.

L’assenza di riflessione su una tale possibilità ideologica (che avrebbe dovuto sostenere le nuove prassi politiche) fa emergere  la vacuità delle funzioni istituzionali svolte delle aggregazioni politiche; che appaiono, quindi,  operare per  condizioni di sostegno alle fasi del progetto di dominio.

Disquisendo sulla tematica di  contrasto alla “robotizzazione umana”, io intendo priorità   la eliminazione dei brevetti e l’attenzione all’ecosistema. 

Da ciò deriverebbero, a cascata,  gli effetti dello studio e applicazione delle nanotecnologie, il contrasto alla desertificazione ed alla denutrizione, la trasparenza dei sistemi informativi e il rispetto  delle singolarità. Con principi altri del contratto sociale, ivi inclusa una democrazia su rappresentanza piramidale, autenticamente territoriale.

Insomma, una ideologia di evoluzione adagiata sui grandi e gravi temi dell’inizio della società ipertecnologica.

Ciascuno, consapevolmente partecipe alle  scelte di stratificazione tecnologica della società in movimento.

 

 

 

nella morsa. del ribellismo e del rivoluzionarismo

 

 

Esasperazioni confuse. Esagitazioni. Di un turpe. Inconsulto. Fraseggio che vive. Nella continuità della sua fragilità. 
Ma. Ammassandosi. Assume le consistenze. Dirompenti e devastanti. Di una possibile epopea. Destinata a santificarsi. Occultando il suo niente. Nelle memorie dei pretesti.
Aleggia. Se ne avvertono gli odori. Schiumosi. Incombe. Sulla soglia delle case. Terrifico. Da provocare disgusti. Vomiti esterrefatti.
Il non senso. Senza. Un segno. Un suono. Un sogno. Che consenta il ritorno. All’esserci. 
Disaccorta. Avulsa. La preminenza del potere si discosta. Dalla percezione. Della emersione. Di ogni ribellismo. Di ogni rivoluzionarismo. 
Al contrario. Assorbe e coinvolge. E si coinvolge. Lo sterilismo della contrapposizione.
Slancia. Urla e vessilli. Carpisce alla piazza il grido. E. Restituisce il singulto.
Cessa. La potestà della politica. La maestà della politica.
Tirannie immaginifiche. E. Eroi senza pietà. Feudi elargifici. E. Martiri sacrificali. Mascherano. Le più inique delle concezioni. Del predominio. Lo stupro. Delle dignità. Delle essenze. Delle creatività.
Contro tutto e contro tutti. Per essere. Al di là. Di tutto e di tutti.
Siamo stanchi. Delle voci striscianti. Di moralismi. Delle consequenzialità. Di perbenismi. Dei chicchierecci. Di modernismi.
Siamo. Contemporanei. Stancamente strascinati. Da noi stessi. Impediti. Legacciati. Dal ribellismo. E. Dal rivoluzionarismo. Di un fare. Senza scampo. Per una ideologia. Della morte non vissuta. 
Il nostro. Essere. Il nostro. Richiamare le percorrenze. Si offende. Nella morsa dell’assenza. 
Uno. Solo. Il rimedio. La ribellione. E. Con la ribellione. La rivoluzione. 
Ribellione. Contro. L’apatia. Il sotterfugio. La inefficienza. La inconcludenza. La compiacenza. 
E. Poi. La rivoluzione. Del metodo. Della possibilità. Della responsabilità. Della consapevolezza. Della determinazione. Della verità. 
Le ribellioni e le rivoluzioni. Hanno scandito. I passi evolutivi. Dell’uomo sociale. 
Individuo solidale. Pensante. Dinamico. Creativo. Essenziale. Tra. Le fantasie dei miti. Tra. Le verità rivelate. Tra. Le speranze invocate. 
Viceversa. Promossi. Dal ribellismo e dal rivoluzionarismo. Si apprestano tempi. Di confusione. Di invalidità etica. Di sterilismo problematico. Di soccombenza. Alla disparità. Tra le molteplicità dei diritti. Al gusto della vita.
Corre porre rimedio. Alla disfatta. Al disfacimento. E chiamare. Al protagonismo rivoluzionario. La “classe dei lavoratori”. Non più operaia. Non più borghese. Non già post-moderna. Ovvero. Quella, Che io chiamo la “classe dei cittadini operosi”. I pensosi. Gli applicati. Gli incorruttibili. I dedicati. Gli esclusi. 
Per. Una comunità politica. Che proponga a se stessa. E fondi. E persegua. Il socialismo del privilegio di ciascuno.
 

 

  

dovere della libertà e dovere della giustizia
 

 

Siamo avvezzi. A dissertare. A protestare. I diritti della libertà.
Quali che siano. I luoghi e le necessità. Di sopravvivenza. La cura. Del cibo. La tutela. Della procreazione. La perseveranza. Della curiosità. L’aspirazione. Dell’immaginifico.
Quindi. Le opportunità. Comuni. Gli ansiti. Religiosi. 
Le prime. Incardinate. In comportamenti modificabili. I secondi. Ponderati. Su comportamenti stratificati. 
Le une e gli altri. Ventilati da ideologie. In miscellanea. O distinte. In contrapposizione. O. In sovrapposizione. Comunque agitate. Dalla previsione di un privilegio. Vivo o futuro. Nel cerchio. Angosciante e stritolante. Della concessione adesiva. 
Talchè. La libertà. È un evento. Futuribile. Immateriale. Indefinibile. Indistinguibile. Che per incidere. Il suo attuarsi. Ora e qui. O. Dopo e altrove. Presuppone il valico. Della rinuncia. All’autonomi della sopravvivenza. 
Non vi può essere. Accesso. Ai diritti. Della libertà. Di sopravvivenza. Se. Non ci si pone a validare. Le categorie. Comunitarie. Epocali. Quindi dell’utile. Dell’edificatore o del demolitore. Del conveniente o del disdicevole. Per cui si formalizza. La ragnatela sociale. O. La composizione sovrannaturale.
Così. Il diritto della libertà. Attribuito. Elargito. Conferito. Sarà. Esercitato e visibile e tangibile. Nell’esercizio della vita. Confinato nelle regole. Nell’attuazione delle regole. Quali. Che siano. Nei luoghi. E. Nelle necessità. Di cura. Di tutela. Di perseveranza. Di aspirazione. 
Quindi. Il diritto della giustizia. Procede come. Incrinazione del diritto della libertà. Oggettivato. Sancito. Nella sacralità. Della pena escludente. Punizione. Comunque privazione. Sospensiva o concludente.
E allora. Il diritto della giustizia. Non può che. Promanarsi in una ipotesi. Relativa. Di verità. Laddove. Il diritto della libertà. Sostiene il diritto di narrazione. E. Con il diritto di narrazione. Il diritto di affabulazione. La motivazione del distinguo. L’interpretazione del distinguo. Cui far soggiacere. La eziologia dell’evento. 
La libertà della giustizia. Quindi. La libertà dei giudici. Per leggi che. Essi potranno narrare. Con interpretazione. Discendente. Dal: Diritto della libertà. 
In. Una antitesi. Negatoria della previsione. Del pervenimento al privilegio. E. Al tempo stesso. Edificativa. Di una comunità sociale. Sempre più racchiusa. In conclavi di categorie. In esclusivismi elitari. Nelle forme operative. Della organizzazione statutaria.
È estraniato. Il dovere. Il formarsi della libertà. Nel suo plasma. Intimo e deflagrante. Dovere della libertà. Che. Non si discetta. Ma si opera. Che. Non si pretende. Ma si raccoglie. Che. Non si trasferisce. Ma si coagula. 
Dovere della libertà. Come: Rischio umano. Che si consolida. Nella solidarietà. Fondante multiforme. Di luoghi. E. Di necessità. Reiezione. Del predominio. Attuato nell’esercizio esorbitante. Dell’equivoco. Degli. Infiniti e confusi. Diritti della libertà.
Dovere. Della libertà. Dovere. Di verità. Dovere di eccedenza. Della consapevolezza del dubbio.
Dovere. Della giustizia. Senza. Impoverimenti o impotenze. Da. Alternanze di distinguo. Oltre e senza. Interpretazioni di caste. Violenze del predominio. Così. Che. Il giudice abbandoni il sé della pena. Si riconcili. Con la riparazione. 
Dovere. Della libertà. Dove. Fermenta. E. Si condensa. La forza. Della rivoluzione autentica. Della integrità. Della coerenza.

 

 

 

femminicidio
 

 

Femminicidio.
Reso. Crudele. Dall’apatia. Dalla violenza. Dallo strazio.
Dalla inutilità sub-bestiale. Annidata. Nella nostra cultura. Fatta di devianze. Dalla pulsione. Primaria ed ineludibile. La perpetuazione della specie.
E. La devianza. È. Dominio. Ovunque. Sempre. È. Possesso senza condizioni. Che non si riconosce. Nella trasgressione. Nel peccato.
Il femminicidio sgomenta. Le donne abbienti. Trascina. In dispute e diaspore. Sancisce. Prerogative e limiti di poteri. Organizza e mostra. Sdegni. E irrealizzate ipoteche di vendetta. O. Perdoni senza consapevolezza. Ira. Devastazioni. Assenze. Scempi.
Perdite di persone. Che si dilapidano. Nei rosari per i morti. Nelle processioni. Nei cortei. Nelle frasi su cartelli.
Ma. Rifletto. Che. Per le persone-donne. Nei giorni comuni. Si agita. Un femminicidio. Non reso spettacolo. Di rimpianti.
Più cruento. Più subdolo. Più bieco.
Il femminicidio. Sulle persone-donne. Inserite nella catena produttiva. Per volontà o per necessità.
Allora. Penso. Alle operaie e impiegate. Oggetto di licenziamento. Penso alle monoreddito. In nero. Penso. Alle vedove. Private del reddito coniugale. Penso. Alle pensionate. Sole. Al minimo.  Penso. Alle lavoratrici autonome o imprenditrici. Oggetto di stalkig economico. Da parte di poteri finanziari. Predominanti. Penso. A tutte le persone-donne. Il cui lavoro. È. Obbligo. Per la serenità etico/sociale. Della propria famiglia.
Il femminicidio. Senza regole.
Silenzioso. Occultato. Praticato. Da mani rese ignote. Sagomato. Su silenzi complici. Su segreti. Anche inconfessabili. Manipolato. Nella corruzione. Nella corrosione dei diritti. Sempre.
Il femminicidio. Come dileggio. Come affamamento. Come isolamento. Per una volontà omicidiaria. Perseguita. Nella frustrazione. Nella umiliazione. Della compassione. Della concessione. Della benevolenza. Del ricatto.
Il femminicidio. Che non conta cadaveri. Visibili. All’istante.
Il femminicidio. Della finanza. Dell’economia. Della società. Dunque. Della politica.
Il femminicidio. Del sonno. Della giustizia. Della inerzia. Dello stato.
Il femminicidio. Dell’oltraggio. Alla Repubblica.
 

 

 

appello ai cittadini operosi

 

 

Il nemico. Si schiaccia o si convince.

Mai si asseconda. Assecondando. Le utilità compiacenti. Della propria anima. Che. Allora. È già guasta. Dei disagi- Di. Una incontinente. E. Vana. E. Spregiudicata. Inettitudine.

Schiacciare? E. Strascinarsi. Lordati da una identità. Pure repulsa. Nei rigurgiti della violenza.

Convincere? E. Accogliersi. Nel sacrificio. Salvifico. Della propria generazione.

Ci siamo abbandonati. E. Ci abbandoniamo. Ad un rovescio saccheggio. Trasportando altrove. Svendendo altrove. Come. Segnali fatui. I segni. Forti. Della costumanza. Inquinata. Da mercificatori. Della abiezione e dell’indugio. Alla miseria morale.

Senza indignazione. Verso. Le necessità del bisogno. Senza . Accoglienza. Della povertà. Come. Sofferenza della impotenza. E. Martirio.

Noi dovremmo. Desiderare. Ambire. Al ritorno.

Che non è. Edulcorata. E. Compiacente. Esibizione. Passeggio di ammirazione. O. Di invocata riverenza. O. Di timore. Adulante. Adescante.

Con un desiderio. Tanto  intenso. Da essere. Feroce.

Il ritorno. E. Riempire. Le nostre strade. Imbrattarle. Di noi stessi.

Quasi schegge. Degli ipogei. O. Fogli miniati. O. Tasselli pompeiani. O. Intonaci giotteschi. O. Corde patibolari. Ancora unte. Del pensiero del ‘99.

Ai cittadini operosi. Io. Faccio appello. Al ritorno.

Al ritorno. Dei pensatori. Dei creativi. Dei lavoratori. Ora lontani e fuggiaschi. O esuli.

Perché. Nelle città. Siano spianate le ingordigie. E la risacca. Odori di fermenti.

Tra. Case colorate. E. Madrigali nelle fabbriche.

Alfine. Liberati. Dei tratti. Confusi e stinti. Dell’essere subietti a una greppia. Di viltà e di ignominia.

 

 

 

voto e vuoto

 

 

Di nuovo. E ancora. E, più ancora.  L’evento ludico. Del voto. Mediatico adattamento. Moderno. Ma. Ancor più tribale.- Alla perdizione  della “festa, farina e forca”.

Tra. Ammiccamenti. Stridii. Composizioni lascive. Bivacchi. Dove. Il nuovo capestro. Il mostro-immagine. Mediatico. Fa dondolare caroselli. Per le emozioni. Di parrucchini. E. Di sorrisi porcellanati.  Di vestiti griffati. Di seni siliconati. Dell’ “indefinito più stato”.

Futili esibizioni. Di. Futili emozioni.

Nulla è semplice. Tutto è. Semplicistico. Artefatto. Confuso.

Allora. Scrivo.  L’elogio della ghigliottina. Quando. Il taglio della testa. Inequivoco. Netto. Sanciva la divisione. Senza possibilità di ritorno. Senza possibilità di pause. E. Il sangue. Rivolo.  Insegnava e ammoniva. Sul.  “di qua o al di là”. Non importa. Se-  “al di qua o al di là”. Del male o del bene. Del giusto o dell’iniquo. Della ragione di stato o dell’interesse del despota. Dell’ieri o del domani.

E dal contrasto. Il dramma. Il pentimento. L’orrore. La ripulsa. Uno strumento. Di perfezionamento del comprendere. Reale. Crudele. Come il Cristo sulla croce.  

Metafora. Per gli uomini.  Dell’ “indefinito più stato”. Uomini senza. Perché. Drammi- Pentimenti. Orrori. Ripulse. Senza scempi. Dei parrucchini. Dei sorrisi porcellanati. Dei vestiti griffati. Dei seni siliconati.

Metafora. Delle tesi e del voto.

Voto senza. Una distinta separazione. Di invadente  confusione.

Credo che. In una democrazia repubblicana. Le teorie politiche possano e debbano. Recepire e proporre tesi.  Tesi. Diverse. Contrapposte. Con la  necessità propensiva. Di operare per essere. L’una egemone. Rispetto all’altra.

Non. Ipotesi di tesi. Tendenze. Agganciate  ad una contrapposizione. Meramente estetica. Funzionale. Ad un progetto di gestione. Non di amministrazione. Anche etica. Dello stato.

Le confusioni fomentano. Impropri risentimenti. Sbandamenti. Della morale e dell’etica. Della conoscenza e della catarsi sociale. Serpeggiamenti. Di oscurantismo e di ribellismo. Alternati e indefinibili. Nell’una o nell’altra. Di compiacenti proposizioni.

Il mondo sociale. Contemporaneo. Deve operare. Uno sgretolamento. Dei modelli politici. Della griglia rappresentativa. Funzionale ai modelli. E. Rigenerarsi. Nei confini di scelta. Che. Non possono essere. Manipolati e inglobati. Come differenziazioni.

Siamo. Al punto dell’indecifrabile. In cui le forze. Più contemporanee. Moderne. Guida. E riferimento della decantazione. Appaiono. La Chiesa Cattolica e la Cultura Musulmana. Pure nella intollerabilità integralista. Assunta a strumento. Di affermazione.

Nell’espurgo. Di ogni tentativo di compromissione. Esse  propongono una fluidità  discorsiva. In se stesse. Che può essere. Accolta o non. Apprezzata o non.  Condivisa o non. Ma. Che conduce costantemente.  A comparazioni.  A mediazioni. Ad alleanze. A  sintesi. Ad abiure. Mai a. Sovrapposizioni o confusioni.

Su questi. Riferimenti di metodo. La politica. Laica. In questo oggi. Può. Deve. Sollecitare. Attivare. Una rivoluzione delle tesi. Una rivoluzione in cammino. Recependo. Elaborando. La continuità. Della  emersione distinta. Delle culture psicologiche. Quindi sociali. Che compongono. Agitano. Lo stato.

Ripensando. Analizzando. Aspirando. I cittadini raccolgano. Nelle tensioni delle culture. I motivi. Fondanti. Delle aggregazioni. Della nuova composizione politica. Dello stato. Altrimenti tutto precipiterà. Nel vuoto. Dello sterilismo. Dell’opportunismo. Dell’inutile.

 

 

 

l’uomo costituzione

 

 

Opino. Che. I  dediti alla politica. Dovrebbero. Esprimere  l’apice. Contemporaneo. Possibile. Di una qualità umana. Conquistata. Con vibrazioni sofferte. Vigili. Nella operosità e nella dedizione sociale. Capace. Di rapportarsi. Ai simili. Alle situazioni. Con saggezza. Disincanto di passioni. Estraneità di interessi.

Opino. Non ricordo. Potentisti. Umili. Dispensatori di leggende. O. Poeti. Di eloqui dimenticati. O. Superstiti. Inconsunti alla barbarie. Non ricordo. In questa. Vasta solitudine di popolo.    

Opino. Sulla morale fugace. Che si ostenta. Quando si espone. La propria immoralità.

Opino. Sulla famelicità. Del possesso. Del potere. Dell’influenza. Del gioco sui desideri. Della fragilità.

Opino. Sugli scritti. Come regole. O. Sui costumi. Sugli usi. Proposti. Invocati. Consumati. Dalla tirannide. Della indispensabilità. Della onnipotenza.

Così opinando. Nei miei sogni. Ininfluenti. Pesa su me. La violenza. Di un percorso non compiuto. Della dispersione. Di una coerenza affidata.

Coerenza. Quasi carnale. Dove. Si confondono. Le donne e gli uomini. Della Repubblica. Nell’Uomo Costituzione.  L’atto di fede. Che. Disperde i tratti. Di  ogni diversa indecisione. Di persona. Di singolarità vivente. Di narrazione.

Tutti siamo. Nella.  Deificata purezza. Della sua immagine.

Opino. Nuovamente. Esaurito il tempo della fede. Sarà disgregata. La nostra miscelata carnalità? Ricondotta  alla fazione. Allo strumento dei desideri. E. Umiliata. Come. Terrena vicenda.

O. I segni delle nostre. Storie avvinghiate. Sopravviveranno. Incisi. Erti. Sulle concitazioni. Delle ricerche. Delle dispute. Degli ardori. Scrittura  viva. Della Costituzione.

Ma. Non è più sera. Non è più giorno.

Nessuno chiede. Della isolata divinità. Del popolo.

 

 

 

roghi

 

 

Siamo sospesi. In. Una torbida confusione. Di interessi. Della controrivoluzione. A. Una rivoluzione. Mai avverata.
Controrivoluzione che vuole. Assumere i paramenti. Di officiante: Di. Una rivoluzione di costumi. Spaziando nelle prerogative. Sacrali. Dei dogmi.
Credo. Che. Si apprestino roghi. Dove. Le fascine saranno. La compiacenza. E. Il servilismo. Roghi. Utili. Allo spurgo. Espiativo. Dei bisogni. Delle creatività. Delle spiritualità. Delle dignità.
Credo. Che. Vada instillandosi. La più spregevole. Delle religionerie del consenso.
Non ho prova. Né sguardo. Che. Ci siano petti e braccia. A fare scudo. A contrastare. I nuovi. Angeli della morte.
Sarà diffusa. Una terrificante peste. Dell’illusorio. E. Della ostentazione. E. Insieme. Della ossessione. Per l’irraggiungibile.
Per corrodere. Coscienze e volontà. E. Poi raccattare. Brandelli di umanità. Per il rito. Futuro. Del cannibalismo sociale.
Vaneggiamenti?
La mia età. Già. Traccia. Il destino. Che mi compete. Non potrò andare oltre. Temo. La disperazione. Delle mie generazioni.
 

 

 

poetica della politica

 

 

Credo che l’autentico mezzo,  per praticare un annientamento ri-costruttivo dell’elaborazione ideologica della politica,  sia il recupero/attuazione  della parola (quindi autenticamente rivoluzionario –rivoluzionario: per il tema e nel tema, nell’accezione  etimologica, pura,  di “rivolgere”-).

Nel suo processo significante.

Indicativo e comunicativo sia delle vicende del vissuto -con le sintesi  emotive  da queste provocate-, sia nelle interrelazioni ambientali -finanche cosmiche- che l’inindagata sintesi delle attività bio/chimiche del cervello ci induce a sospettare, per connessioni infinite e diverse.

Voglio dire –ancora,a distanza di anni- che per ri-costruire un linguaggio idoneo a insistere e manifestare i tempi della socialità –le sue proprie   propensioni-  occorrerebbe instaurare (recuperare/elaborare/ri-inventare)  un metodo linguistico di “poetica della politica”.

Sostituire, con le vibrazioni della passione, della compassione, della irripetibilità -finanche del silenzio- quelle indicazioni di prospettive e di progetto che si esauriscono, nel loro farsi e concretizzarsi,  per una abiezione del vago, inconcludente.

Vago della ripetitività ammaestrativa.

Questa, forma di violenza condizionante; presuntuosa del niente oltre essa.

Pubblicità dell’uniformismo e dell’acquiscenza alla facilità del prezzo convenuto.

“Poetica della politica”. Che scardini i frastuoni, ossessionanti,  di ogni cialtroneria utilitaristica o intellettualistica.

Vorrei percepire, in attimo, solo un attimo, nelle parole politiche, l’ansia  della donna all’esattezza del conto  -per essere nella condizione di pagare- ; o l’ossessione alla inutilità della  vita di un giovane; o, ancora,  la disperazione  di uno sfrattato su letti di basalto. Tra moti di onde di traversata dei carghi, o odori di stoppie, o sterilizzanti  di ospedali.

Vorrei che la “poetica della politica”  ci portasse ad infrangere la liturgia  dei feudatari e dei vassalli del nuovo feudalesimo. Cui si da credito e forza acquistando le  formule del niente: “contratti di durata più lunga”, “governo  per la riforma elettorale”, “interventi strutturali”, “la nuova frontiera meridionale d'Europa”,  “rimettere in moto il meccanismo della crescita”.

Vorrei che la pratica della “poetica delle politica” riconducesse  agli addii degli esiliati, dei martiri, dei “2 soldi” di Conselice; alle paure degli emigranti, dei contadini dei latifondi, delle febbri;   alle intelligenze dimenticate o represse; alle creatività mistificate o disperse.

Sempre ammoniti e ammonendo.

 

 

 

politica del diritto

 

 

La civiltà affida. Alla politica. Gli strumenti. Per la configurazione dei rapporti. Tra i contraenti sociali.
Le leggi sono emanate. Conformate. Al migliore e più soddisfacente adempimento soggettivo. Dei rapporti in ogni ambito.
Non sempre. Invero la politica produce. In periodi di asservimento delle libertà individuali e sociali. Leggi prescrittive e limitative. Del comportamento dei consociati. Ovvero. Anche. Imperativi di obbediente appartenenza alla comunità. Non curando. Violando. Sentimenti etici e/o culturali.
Diritto della politica.
Nelle volontà. Ideologicizzate e millenaristiche. O. Pregnanti delle esigenze Dell’utile culturale. Plasmate nello ius. Che è. La funzione. Del modello estetico/metafisico. In cui. Ordinare la rappresentazione dei comportamenti.
Con un modulo piramidale. Che pone al vertice. I principi etico/politici. Discendendo da essi. I modi di gestione dei principi. Ovvero le leggi.
Alla base. Il momento sociale della dissolvenza dei conflitti. Mediante. La lettura e l’adempimento. Ai canoni di incanalamento. Dei rapporti infraindividuali.
L’astratta costruzione. Sul modello estetico dello ius. Presupporrebbe. In sé. Una immutabile staticità. Dei comportamenti dei consociati. Giacchè. L’attraversamento delle leggi. Avverrebbe con lo strumento della condivisione. Assimilazione degli equilibri formali. Nonchè morali. Finanche psicologici.
Con. La dissolvenza perpetua. Dei conflitti.
Ma. Alterazioni infrattive. Anche fortuite. Casuali o impreviste. Ne turbano. E alterano la immutabilità. Talchè. La politica ha composto un sistema. Collante. Demandandone la ricomposizione strutturale. Il giudizio. E. Per il giudizio. Il corpo degli officianti. Ovvero. La magistratura.
Conferendo ad essa le garanzie. Di specificità del mandato. Di restauro delle incrinazioni. Conflitti e delitti.
Non la infallibilità. Non le prerogative. Di azioni modificative. Sulla composizione del modulo comunitario.
Ma. La politica ha tralasciato. Abbandonato. La sua esclusiva prerogativa. E funzione. Di modifica. Dei canoni praticabili. Talchè la comunità sociale subisce. La temporalità giurisprudenziale. Che nelle devianze. Di interpretazioni filologiche. Scardinano. La precisazione. Dei comportamenti.
L’ interpretazione si postula sull’arbitrio. Della intelligenza soggettiva. Per le forme. I modi. I metodi. Di esperienze. Di vicissitudini di cultura. Da cui essa è venuta a temprarsi. Laddove. Per legge cognitiva. Sono recepenti. Di tutte le possibili influenze. Immaginifiche o mediatiche. Anche influenze psicologiche. Sotterranee. Misconosciute. Della propria indole genetica. Delle frustrazioni. Delle alterigie.
Spontaneismo. Della politica del diritto.
Che da se si estranea. E. Infraziona il modulo. Dello ius.
Con fessurazioni. Dove si infiltrano. Disattenzioni. Ignoranze. Abusi. Discriminazioni. Con scelte di genere. Con fantasie risolutive. Con determinismo autoreferenziale. Con esaltazione del privilegio di scansione. Dei tempi umani.
La politica del diritto. Commista. Moduli e metodi. In un crescendo di determinismo. Su rapporti infrapersonali. Quando. Dove. La incensurabilità sostanziale. È il fondante. Della inviolabilità. Della dimenticanza della provenienza. Umile. Come l’umiltà. Dei giudicati.
La politica del diritto. Precipita. Su una massa di disperazioni. Travolge le uguaglianze. Crea frangenti. Di opportunità. Di opportunismo. Di soprusi. Tra inefficienze meditate. Tra le interpretazioni filologiche. Quando il diritto vivente è l’abuso. Della fuga. Del diritto della politica.
 

 

la classe dei cittadini operosi

 

 

Esasperazioni confuse. Esagitazioni. Di un turpe. Inconsulto  fraseggio. Che vive. Nella  continuità. Della sua fragilità. Che ammassandosi assume le consistenze. Dirompenti. Devastanti. Di una possibile epopea. Destinata a santificarsi. Occultando il suo niente. Nelle memorie dei pretesti.

Aleggia. Se ne avvertono gli odori. Schiumosi.

Incombe. Sulla soglia delle case. Terrifico. Da provocare disgusti. Vomiti esterrefatti.

Il non senso.

Senza un segno. Un suono. Un sogno. Che consenta il ritorno. All’esserci.

Pure. Disaccorta. Avulsa. La preminenza del potere percepisce. Annusando. Il vociare. Del ribellismo. Del rivoluzionarismo.

Assorbe e coinvolge . Lo sterilismo della contrapposizione. Che si coinvolge.

Slancia. Urla e vessilli.

Carpisce. Alla piazza il grido. Restituisce il singulto.

Cessa. La potestà della politica. La maestà della politica.

Tirannie immaginifiche. Eroi senza pietà. Feudi elargifici. Martiri sacrificali. Mascherano. La più abietta delle concezioni del predominio. Lo stupro. Delle dignità. Delle presenze. Delle creatività.

Contro tutto. Contro tutti. Per essere. Al di là. Di  tutto. Di tutti.

Sono stanco. Delle voci striscianti. Di moralismi. Delle consequenzialità. Di perbenismi. Dei chiacchierecci. Di modernismi.

Siamo contemporanei. Stancamente. Strascinati da noi stessi. Impediti. Legacciati. Dal vociare. Confuso. Equivoco. Corrotto. Del predominio. Del  ribellismo. Dal rivoluzionarismo.

Di un fare senza scampo. Per una ideologia. Della morte non vissuta. 

Il nostro essere. Il nostro richiamare le percorrenze. Si offende. Nella morsa dell’assenza.

Uno solo il rimedio. La ribellione. Vera. E con la ribellione. La rivoluzione. Vera.

Ribellione. Contro. L’apatia. Il sotterfugio. La inefficienza. La inconcludenza. La compiacenza.

Rivoluzione. Del metodo. Della possibilità. Della responsabilità. Della consapevolezza. Della determinazione. Della verità.

Le ribellioni e le rivoluzioni hanno scandito. I passi evolutivi. Dell’uomo sociale. Individuo solidale. Pensante  dinamico. Creativo essenziale. Tra le fantasie dei miti. Tra le verità rivelate. Tra le speranze  invocate. 

Incitati. Promossi. Dal ribellismo e dal rivoluzionarismo. Si apprestano tempi. Di confusione. Di invalidità etica. Di sterilismo problematico. Di soccombenza alla disparità. Tra le  molteplicità negate. Dei diritti. Al gusto della vita.

Corre porre rimedio. Alla disfatta. Al disfacimento.

Chiamare. Al protagonismo rivoluzionario la “classe dei lavoratori”. Non più operaia. Non più borghese. Non già post-moderna.

Ovvero. Quella che io chiamo la “classe dei cittadini operosi”. I  pensosi. Gli applicati. Gli incorruttibili. I dedicati. Gli esclusi. I solidali. I non violenti.

Nelle libertà. Nelle dignità. Nei privilegi di ciascuno.

 

 

 discorso  alle generazioni

 

 

Adottiamo una scienza ai nostri sensi pertinente. Con essa definiamo i decorsi della vita. Le sospensioni cosmiche. I decadimenti. Le insorgenze stellari. Diamo misura alla energia e al tempo. 

 

Viviamo tra le condizioni di un  “è”  distratto alla diversità – pure implicita in sé- del “poteva essere“ o del ”potrebbe essere.

E l’”è” ci rende ignari se  i “potrebbe essere” – gli altri “è” - si manifesteranno da  sé. In un futuro remoto. Attraverso spurghi dei dogmi percettivi.

Tutto è nel paradigma. Del ri-generarsi o mutare. O altrimenti. Ri- qualificarsi e ri-vivere. In percorsi e destinazioni di un transito senza misure. Finanche impercettibili o anomali. Sino. Al niente o all’assoluto silenzio. All’infinitesimo o all’incommensurabile espanso.

Gli uni e le altre.  Brulichii di sintesi. Per altri dogmi. 

Molteplicità di condotte del divino.

 

Potremo. O. Dovremo. Pervenire e immergerci nella nudità.

Nella esasperata articolazione. Delle pulsioni e delle  passioni. Dei disagi e degli amori.

In questa nudità. Discernere. La effimera compostezza della nostra contemporaneità. E. La barbarie. Pretesto della nostra provvisorietà. E. La inconclusione della correlazione comunità-stato/delirio vivente.

E. La minaccia. E. L’annientamento. Della poesia.

Poesia che ci slancia. Nell’oltre tempo. Nell’oltre umano. Svincolandoci  dalle incertezze: Della fisicità. E. Dei dinieghi. E. Delle devastazioni. E. Del turpiloquio. Che l’essere-umano  declama verso se stesso. Per la sua sopravvivenza.

 

Se non infonderci. Sapere. Almeno.

Per invocare. Per praticare. La poetica della politica. Sintesi delle congiunzioni. Innesco del dinamismo civile.

Privato di essa. La correlazione  comunità-stato/delirio vivente è gracile. Corruttibile.

E la fragilità fonda e si affonda. Nelle categorie. Nelle appartenenze certificate. Nel destino. Assegnato immodificabile. Alle appartenenze.

Nella generazione e nutrimento. Della “ignara madre fascinosa”.  Il dominio. Il rovescio insabbiato della sfinge.

Il fine ne  resta ignoto. Flussi. Evenienze. Determinismi. Mutevolezze. Possibilità.  In alternanza abbacinante. Baloccata. Tra. La conflittualità sulle necessità primarie. E. Le incognite religiose. Poi. Esperienza solitaria. E. Costrizione mistica.

 

È la premessa. Cui si dovrebbe fare costante monito. Per ogni destinazione di quelle che si definiscono politiche. Ovvero. Ordine/caos dei  gruppi umani. E delle singolarità. Che in essi agiscono.

La contemporaneità la esige. Nel suo stato di crisi. Di perenne divenire.

Non altrimenti potrà darsi inizio al tragitto. Che investirà  la centesima. O  millesima. O milionesima. Generazione a venire.

In ogni forma di presenza. Anche. Dissolvenze angeliche. O. Risuoni di  passato.

 

La pervicacia al tragitto avrà senso e cadenza. Se gli atti dell’oggi ne antecederanno le condizioni. Anche  di un futuro ravvicinato.

Nessuna pietra. Per la costruzione di un monte: Può essere posta sul ciglio di un baratro.

 

Agitiamo la compiacenza affermativa della fisicità. La perpetuazione della  fisicità. Anche attraverso. Dii o dei. Anche senza. Dii o dei. 

Un processo di accumulo del piacere. In una trasversalità. Temporale e geografica. Che si è alimentata e si alimenta. Che  si è preservata e si preserva. Con. Il bisogno. La solidarietà.  La paura.  L’assorbimento. Alternante. E. L’annullamento. Persistente. Di ciò che è esterno.

Sono le funzioni. Del sacerdozio della “ignara madre fascinosa”.

Sacerdozio. Élite.

 

L’élite concede indigenze. Asserve indigenze. Le manipola. Le snatura. Le redime. Le rinnova.

L’élite promuove la lotta. Il conflitto verso se stessa. Le mutazioni in cui impantanare la memoria. Nel futuro. 

Il piacere è immutabile. Incrementabile. Indefettibile.

Il piacere incombe. Sulla coesione di una comunità vaneggiante.

Ne sancisce la sinteticità. Su cui fondare le alternatività. Ne delimita i confini strategici. Gli abbandoni. Cui sarà preventivamente costretta.

Partecipi ancora. Stupefatti. Intontiti. Tra assorbimenti. E annullamenti. In un processo di pretese: Lobbistiche. Reazionarie. Oscurantiste. Forcaiole.

 

Insinuazioni e fermentazioni. Del piacere.

Affabulazioni. Maschere. Anatemi. In una caleidoscopica appartenenza taumaturgica. Risolutiva Che vizia le ragioni delle analisi. Rendendole disinvoltamente  acquiescenti. All’occultamento.

Corre allora consegnare la comunità. A una poetica della politica.  O. Consegnare alla comunità. Una poetica della politica.

Sulla cui assenza  si è infranto il distinguo epico. Tra. Diseredati e sazi. Impediti e dominatori. Violentati e aguzzini. Ammassandoli.  Nella società dell’abbandono e dell’equivoco.

 

E la contemporaneità non può non correggersi dal crollo nel vago. In cui prestano la loro esistenza. Gli emarginati e i diseredati. Gli sfruttati e i perseguitati. I creatori e i giocatori del cielo.

Vago. Che asseconda la prospettazione della società dell’abbandono e dell’equivoco.  Sollecitata alla  appropriazione di un  disarmonico uso. Delle tecnologie e delle economie.  

Nel vago. Nella servitù alla élite. Non fu. Non è. La percezione del futuribile. Le mutazioni che imponevano. Le fughe dagli  agguati. 

Mancò la volontà di indagare. Di annusare.

 

Poetica della politica. Come indipendenza delle esigenze. Come lotta al commercio delle culture. Come lotta alla  massificazione delle informazioni. Come lotta alla robotizzazione umana. Come modo del linguaggio. Di un linguaggio che lanci i segnali dell’urlo primordio.

La natura visibile insegna i tempi. Dell’adattamento.

 

Trascurando il nostro antropocentrismo nobile  deformiamo i processi. Mossi dalla pretestuosa ambizione di alterare  le necessità.

Discernendo. Si dovrà essere vigili. Astenendosi dall’alimentare le voci. Frammentate e frammiste  nell’abuso dell’individualità. Nell’assenza degli spazi oltre.

La condizione di impedimento.

L’evoluzione non può essere sprecata nel riciclo dei rammarichi. 

La storia è satura. Di illusioni.  Di sperimenti. Di pentimenti. Di riparazioni. Di maledizioni.  La predazione è l’incompiuto della evoluzione.

Il futuro non può  essere discosto dalle difformità.  

 

Occorre metter mano Alla civiltà delle molteplicità.

Producendo. Esasperando. Movimenti. Di disgregazione. Di resistenza. Di proposta.

Occorrendo la formazione di una classe.  Di operosi. Di disvelatori. Di  quelli che vivono  rantoli e  sangue.  Nelle trincee. Nella barbarie. Nelle solitudini.  Della curiosità. Della coerenza.

Per sedurre. la “ignara madre fascinosa”.

 

Dalla cosmogonia siamo pervenuti. Alle nanotecnologie. Alla biogenetica. Abbiamo imitato il fuoco e la voce degli dei. Ma abbiamo perso il mito. La elargizione del mito. L’uguaglianza del mito. Ingabbiando la ricerca. Nei brevetti.

Nella lotta ai brevetti. La liberazione della scienza. La opportunità planetaria della scienza. La smilitarizzazione e la decommercializzazione della ricerca.

Occorre un ripiegamento. Sottrarre la produzione intellettuale. Della ricerca e delle derivazioni applicative. Alla economia del libero mercato. Riconducendone la gestione alle comunità.

E. Nell’ordine/caos la consapevolezza è nel dopo.

Se non sedotta. La “ignara madre fascinosa” manovrerà. L’appropriazione delle risorse primarie. La distribuzione energetica. I flussi comunicativi.

Tutto ciò che sarà. Oltre essa. Sarà. Il di fuori da essa.

Il niente. E il niente potrà solo esporre il niente. Della guerra. Della carestia. Della miseria. Della desertificazione dell’immaginifico.

Per un nuovo e più isolante feudalesimo. Giocato anche sui confini. Delle conflittualità religiose.  Il sigillo umano. Non rivelato. Dell’apocalisse.

 

Nel comune interesse planetario. A ogni popolo. A ogni etnia. A ogni comunità. Non  può. Non potrà. Essere negato il lavorare la propria storia. Sul territorio coltivato per le proprie esigenze. Culturali. Ambientali. Cognitive. Creative.

I processi di aggregazione nel grembo della “ignara madre fascinosa” violano le indipendenze. Snaturano le caratteristiche identificative delle culture. Alterano le condizioni migratorie. Impediscono l’attuazione di una effettuale  solidarietà. Volta a sostenere le prerogative creative e produttive. Praticano una invasione silente.  Una spoliazione. Invalidità  delle risorse.

 

La élite  ha preventivato ed agito la riserva del proprio divenire. Nel gioco-giogo di trattati della matematica finanziaria. Non sulla concretezza dell’economia. Letta. Sofferta. Minacciata. Sulle necessità primarie dei popoli.

Si ha l’onere di segnalare il terminale/fine. Dell’adulterazione. Erudita e saccente. Della economia. E. Fomentare una “rivoluzione in cammino” per   l’appagamento dei bisogni.  Nella fruizione nelle varietà.

 

Occorre il tempo per lievitarla. Scardinando le impure sedimentazioni e gli incrementi parassitari delle ricchezze. Della differenza incidente.

Con la rivisitazione della partecipazione tributaria. Sull’accumulo e non più  sul reddito. Seducendo la “ignara madre fascinosa”. Destinando le risorse reperite alla garanzia  di assolvimento di  tutte le attività. Di studio. Di ricerca. Di assistenza. Di fruibilità delle evenienze  civili. A ogni singolo appartenente alla comunità-stato.  

Transitando per una riformulazione della responsabilità/funzioni della comunità–stato. Così che non siano frapposte esondazioni di poteri. Tra gli individui e la applicazione/beneficiata della ricerca e della creatività.

Promosse e dispiegate in ogni ambito

Imponendo l’obbligatorietà degli studi sino al pervenimento a lauree. Su antecedenti percorsi culturali unificati.

Sollecitando interessi verso le eco-tecnologie e la urbanizzazione compatibile. Laddove la casa sia un bene sociale. Non sottoposto a distingui discriminanti di possibilità abitative.

Perseguendo il lavoro futuribile in un usufruibile ambito di eco-economia.

Assumendo la titolarietà delle attività di acquisizione e conversione delle risorse.

Demilitarizzando i territori e smilitarizzando gli eserciti. Conferendo alle  organizzazioni graduate la destinazione le prerogative ineludibili di tutela del territorio e  dei beni architettonici e artistici.

Affidando l’amministrazione della giustizia  per indicazione popolare. Attuando la conciliazioni delle liti e la prevenzione del crimine. Con la progressione educativa alla criticità. 

Invocando la designazione popolare per ogni incarico pubblico. In ogni settore. Dall’amministrazione civile alla gestione aziendale.

 

Con un governo espresso da due stanze.  Cui partecipino quali eligendi tutti i componenti della comunità. Per un criterio di selezione elettiva progressiva. Per territorio. Dal quartiere. Come realizzabile nella  tecnologia multimediale. Con una sola evenienza elettiva. Per la durata di  dieci anni.   

Prima stanza composta da eletti tra quanti si offrano a rivestire il ruolo di eligendi. Tra i maggiori di anni sessanta e noti nei mestieri e nelle arti.

Prima stanza con la funzione di luogo di intuizione e formulazione delle leggi.

Seconda stanza composta da eletti tra quanti non si sottraggano a rivestire il ruolo di eligendi. Tra la fascia sino a quaranta anni.

Seconda stanza con la funzione di integrare, adattare, deliberare l’approvazione delle formulazioni legislative elaborate dalla prima stanza.

Seconda stanza con onere di designare il consiglio esecutivo. Tra i componenti delle stanze che l’hanno preceduta. E. Tra i già componenti della prima stanza il primus  del consiglio. Rappresentante della comunità-stato.

 

Nella sapienza del tutto muta. Addossando le pietre  nel costruire il monte.

 

Null’altro. 

 

 

 

controrivoluzione

 

 

Credo che sopportiamo  una fase storica anomala.

In atto una contro-rivoluzione ad un rivoluzione.

Rivoluzione  non manifesta e non vissuta. Immaginifica. Impiantata  mediaticamente. In piazze deportate.  O. In paure desertificate.

Un rivoluzione senza genesi. Senza stridii. Di lacerazioni morali forti. O. Di odi sedimentosi. Una rivoluzione senza immagine. Senza Dio. O. Dei. Imploranti o benedicenti.

Una  rivoluzione assente. Da se stessa. Senza  mutazioni  di genere. Senza radicazioni in una discendenza politica.

Temo. La contro-rivoluzione  è reazione , condiscendenza parassitaria, oscurantismo etico, libertà del niente e dell’oscuro.

Temo. La controrivoluzione ha disegnato  nelle sue strategie tutto ciò che era tema  della rivoluzione innocente. Il dominio sulle tecnologie.

Con la possessione delle esigenze. Con il possesso delle tecnologie.

Le epurazioni sono il modo. Epurazioni. Di inermi. Di deboli. Di emarginati. Di poveri cristi. Non adatti. Il sovrappiù  di un feudalesimo. Che non ha necessità di servi. Ma di ricambi umani.

Temo. La storia rovescia. Che non pone limiti di ignoto.

Temo. Le inconsapevoli compiacenze. Prime teste lanciate dalla ghigliottina.

Temo. Il rimbombo di verità senza vero. Assordante. Ipnotico. Segnale di morte anticipata dei sogni.

 

 

MANIFESTO DELLE 190 PAROLE

 

 

La rivoluzione. O si fa sulle barricate. Con le ideologie e con le armi. O si fa nell’esilio sociale.

La “rivoluzione in cammino” è. Nell’esilio sociale. Per ideali e per sacrificio. Dei già postumi.

Non subordinata. A moralismi o impulsi profetici.

La “rivoluzione in cammino”  è.  Il punto di fuga. Instancabile. Dalla cultura sensoriale predominante. Questa. Oiernamente pretesto/presupposto. Di. Ogni esperienza cognitiva. Rivolta. Alla negazione della libertà dei territori. Alla sedazione delle intellettività. Quindi. Alle formulazioni e adattamenti. Delle strutturazioni politico/sociali. Volte al predominio. Allo sfruttamento. Allo sterminio. Per sangue o per denutrizione o per isolamento.

La cultura sensoriale esige. La efficienza delle ideologie. Che. Alterando il flusso ritmico dei suoni primordi. Sconvolgono. Sedano. Prevaricano. La condizione umana. E. Le evenienze oltreumane. Eviscerate. Dissezionate. Dagli orizzonti della coscienza.

La prevaricazione delle ideologie non può annientarsi. Se non. Con l’audacia delle idee. Con la solidificazione del sognante. Con la trasmissione neuronale e genetica del sogno. Con il lancio delle memorie nell’infinitesimo. Proveniente e riflesso. Verso ogni altrove multiuniverso.

La “rivoluzione in cammino” è nel “dover essere”. Esiliante.

Nello scrutare il domani.  Già postumi a sè medesimi. Senza profezia.

 

 

coronavirus: l'atroce inganno - 5 marzo 2020

 

 

Di casualità o di pretesti salvifici, trascendenti o edonistici (ovvero di entrambi;  dalle strutture tribali alle  più complesse aggregazioni sociali),  si è vivificato l’accentramento, escludente, delle categorie (o classi) dominanti . Anche con tumulti di viceversa che hanno alterato il precedente. Plasmandolo sui privilegi/prerogative  acquisiti.

Avvenimenti quali le  “le sette vacche grasse e le sette vacche magre”, la piccola glaciazione , le dispute religiose,  le epurazioni dottrinarie: tutte, hanno stimolato, su provocazioni, incontrollabili o indotte,  epocali slittamenti  delle pregustate previsioni del dominio uomo su uomo.

Se non si sottace la ciclicità dei percorsi e della destinazione della natura vivente (in solo giorno un formichiere elimina, dalla specie delle formiche,  300.000 unità) si può ben considerare l’inapropriatezza dei tremiti e delle paure  e dei pianti a fronte  di una  parzialità di perdita demografica della nostra specie.

La specie. Il predominio reiettato, mistificato, della umana consapevolezza vitale. 

Per la continuità della presenza planetaria  nulla muterebbe finanche con la scomparsa  di oltre sette miliardi di individui. Grave, di contro,  sarebbe la scomparsa totale per categorie di conoscenza. Ovvero la estinzione di lignaggi etnici e culturali.     

Il tema è ampio. Con implicazioni dei rapporti generazionali, dei filari genetici. Quindi, del se in lutto. Nelle angosce di privazione delle certezze individuali di protezione sentimentale. Nelle paure delle assenze (ma chi soffre l’assenza dei trisnonni?)

L’uomo si stordisce di fronte alle emorragie di morte.  Pure, mentre,  invoca e rinnega -rinnega e invoca-  gli agghiacci che riflettono la sua storia. Nella pratica  delle necessitazioni salvifiche o edonistiche: il “il fuoco dell’inferno”, le persecuzioni,  i genocidi, le macellerie di guerra.

Nella politica,  come intesa, e nella geopolitica, come articolata –entrambe ieri,   oggi viepiù-  la messa in schiavitù di grandi masse (utili agli equilibri   dei gruppi dominanti -o ai viceversa- ) prolifica su una melassa di ansie terrifiche.

Valutando. Anticipando. Perseguendo. Finalizzando. Gestendo. 

Tra simulazioni e dimostrazioni  (nessuna congettura è impenetrabile) si apprestano  pasti di panico. Utili ai nascondimenti di strategie di modificazione degli assetti socio/istituzionali conseguenti al progressivo transito da una società post-industriale ad una società  ad alta tecnologia,  in divenire.

Occorrendo la espropriazione, l’impossessamento, il dominio sui beni materiali e sui bisogni delle masse. Con lo strumento del panico per scenari apocalittici senza redenzioni. Verso il niente.

Elaborando teoremi di salvezza che implicano o prelievi di risorse organizzati e gestiti dai governi o, comunque,  l’eccitazione ad una autonoma depauperazione dei possessi,  da parte di ciascuno,  per l’investimento su una speranza di sopravvivenza.

Cessioni, indebitamenti, annullamenti dei minimi vitali.

In un vortice di appropriazioni legittimate. Di desolazioni di possibilità per gli umili.

Deflagra il mondo delle felicità. E il vortice si  volge al rastrellamento  di una nuova  schiavitù. Beneficiata di speranze. Ma,  mutilata di bisogni .

Una brillazione geo/politica si pone al fine di riversare le masse in recinti di olocausti.

Il momento è propizio. L’occasione ne giustifica gli adempimenti solutivi.

L’atroce inganno piega e piaga consapevolezze. Tutto è confuso. Perché tutto vi precipiti.

 

 

 

chiamo i compagni alla lotta

 

 

La lotta. Non il combattimento.

La lotta modula le sinuosità. Le articolazioni congiunte. Della consapevolezza e dello sforzo. La indissolubilità. Dei fini e dei mezzi.

Nella flessuosità del suo principio. Il principio di lotta. Si addensano. Si condensano. Le propensioni alle percezioni. Sulla condizione umana. Sulla sopravvivenza. Come specie.

Sulle possibili destinazioni dell’energia vivente. Nelle forme del caos. Principio e riferimento.

Il principio di lotta. Ha agitato e animato. Le solitudini sacrificali. Pensose. Di dediche. Alla rivelazione della unità. Tra. Irrisioni e abbandoni. Tra. Gogne e  soprusi.

Prelude all’esilio. Dalle pratiche sociali.

Alla messa al bando. Da parte di quelli. Che lo degradano. A strumento di presunzioni. Dedite. Alla preminenza.

Il principio di lotta. È il vibrato. Della. Rivoluzione in cammino.

Insito. E tratto. Nella morfologia del cosmo. Infinitamente. Irrisolto o multiverso.

Tra. I vari contrappunti. Tra. Materia nota e ignota. Tra. Origini supposte. Tutte. Atti di fede. Di divinità o di scienza.

La rivoluzione in cammino. Scandisce le incognite. Filtrate dalle generazioni. Che. Il modo del cammino dispone. Nella coscienza.

Etica della sopravvenienza.

La rivoluzione in cammino. È. Infestazione di pulsioni. Sempre mutanti. Escogitazioni di creatività.

Oltre il linguaggio. Oltre le equazioni.

Infestazioni. Trasmesse con soffi  bocca a bocca. Di stordimenti. Per disperdere le pretese di definitività. Per le quali si dispiegano. Le categorie.  Di nozionisti. Di burocrati.

Nella modernità. Poi contemporaneità. Le scienze sono l’ala protettiva. Della fomentazione delle categorizzazioni.

Filiate dalla esigenza. Di confinamento delle attività umane. Praticato. A missione  della società liberista. Di classe.

Le scienze. Sociali. Quindi istituzionali. Hanno distratto dalla capacità.

A ragione della funzione. Il merito. Per pretesto.

Sancendo obbligatorietà di percorsi. Di accoglimenti. Di riconoscimenti.  Per conseguire. La speranza di felicità.

La speranza. È. Il più perfido  tragitto del dominio. La più  terrificante delle depredazioni.

Utile. A razziare  costellazioni di volontà. Di pulsioni. Di superamento dei confini.   Nel fine. Di una immaginifica felicità.

Di una felicità. Di trascendenze o di sensorialità.  O. Di entrambe. Dei sospiri.  Del gusto. Dell’olfatto.   Dei sensi. Snaturati. Della incisività cognitiva. Della sensualità. Del vizio.

La felicità brada.  È. L’abiezione della coscienza. La intolleranza alla coscienza.

Alla  felicità. Si sono dedicati. Paventati. Praticati. Costrizioni e terrori. Si è  annichilita la comunità umana. Inebriandola di postulati morali. Da poi violentare. Per pasti di libertà. A buon prezzo.

Le categorie. Sono. Le gabbie della servitù.

Il principio di lotta. In se. Ne propugna. Ne fomenta. La soppressione.

Per. Una comunità di confluenze. Delle capacità. In propensioni e determinazioni. Nella uguaglianza di possibilità.  Nella universale disponibilità. Di pratica e di trasmissione.

Il principio di lotta. È.  Vigile. Verso l’avverarsi. Di una comunità/società   cibernetica. O. Ancor altra. Successiva e diversa. Postulata su gerarchie. Di nuove forme di schiavismo. Con il mezzo dell’impossessamento. Delle tecniche. Di comunicazione. Di persuasione. Di controllo.

Il dominio. Esso stesso. Fagocitate e disperso. Dallo sviluppo/evoluzione delle tecnologie. Su cui si fonda e si fonderà.

Emergerà il degrado. Dissolvimento. Della società o della consapevolezza. O. La robotizzazione umana. O. Il regresso barbaro.

La rivoluzione in cammino. È. Riflessione dominante. Su questo possibile destino. Dove.  I lignaggi saranno manipolati. Le costumanze deviate e asservite. Una genetica devastante. Impedirà. L’antro creativo dell’umano. E. Con esso. La diversità.

Sarà  Il servaggio. Obbligato.  Prostato all’idolatria. Di simil-dei o simil-macchine.

La rivoluzione in cammino. È. Antitesi. Contrasto indefettibile.  A ogni ipotesi futuribile. Di robotizzazione umana.

La rivoluzione in cammino. Non riforma. Invoca le stratificazioni. Nel mentre. Incita e provoca le destinazioni.

Perché la ciclicità. Dell’interesse di tutti. Promosso. Alimentato da ognuno. Converga. In  gravitazione. Verso. Le esigenze di ciascuno.

Dove sia. Occorrenza di doveri. E. Prevedibilità di diritti. Non rabberciamenti di sopravvivenza.  

Nella indipendenza.  Delle stirpi e  dei territori. Nella indispensabile. Imprescindibile. Varietà di culture. Non mistificate o confuse. Nella onerata. Distinta. Tutela planetaria.

Modellata. Sull’armonia. Tra vissuto e vivibile. In comune urbanizzazione dei bisogni.

La rivoluzione in cammino. È. L’unità nelle antitesi. La crisi . Nella percezione. Nella cognizione. Nella consapevolezza. Nella conoscenza.

Infine. Nella coscienza creativa. La ultra scienza. Orizzonte dell’oltre scienza.  

Modellando la progressione. Di consessi decisionali. Non preclusivi.

Una res publica concentrica. Una comunità universale. In unione. Dove. Gli impulsi della coscienza.  Acquisiti. Tutelati. Si promanino. Onde.  Verso.  Altri. Nuovi. Per altre somme.

E.  Vi rimbalzino per il ritorno. Poi. Nuovamente. Per innumerate volte. Riandando. E. Ritornando.

Senza mai limite ultimo. Nel condenso. Di energie perenni.

Cosmogonia. Della rivoluzione in cammino. Del principio di lotta.  

Questo mio divagare è sospinto dall’amica che non vissi. Ma. Che mi accompagna. Affiancandomi.

 

Louise Michel. La santa rossa.

  

 

 

2020/2050

LA GUERRA DEL COVID

-la guerra dei trent’anni del XXI secolo-

 

 

(questo scritto riceve traccia dal mio scritto pubblicato il 5 marzo 2020)

 

Mi dico e dico.

Le “categorie” (con le “certificazioni”; entrambe  emanazioni del liberismo borghese -degenerazione del liberalesimo anarchico e rivoluzionario-), impossessatesi e, nel contempo,  asservitesi al  galateo del “buon vivere”, hanno  svilito e confuso la condizione  di coscienza.

Nella sua dinamica e stratificazione plurima. Laddove convergono e si integrano, nella  rete neurale,  le testimonianze genetiche, le informazioni/memorie trasmesse ed infuse dalle particelle e corpuscoli del plasma stellare; quindi,  le acquisizioni percettive,  le fermentazioni metafisiche, 

In una dimensione di complessità.

Complessità sradicata. Resa evanescente, dallo scientismo delle “categorie”  (quelle che hanno straziato Hypatia; e Iēsoûs e messo al rogo  Marguerite   Porete e Giordano Bruno).  “categorie”   che hanno diffuso una logica lineare e riduzionista del fenomeno pandemia. Propinando (attraverso media ad alta diffusione sociale) un confusionismo torbido. Di ripetuti “verdetti” apodittici. Vari e contrastanti a sé stessi. Giorno dopo giorno.

Confusionismo, altresì, infuso nelle probabilità (che sono di per sé incerte e, quindi, senza verifica negli effetti). Il più delle volte dissimulando il  principio di erroneità insito nella Scienza -così come elaborata per i  dogmi della nostra cultura-.

L’iconografia virtuale del virus ha sostituito  il barocco “cranio con tibie incrociate”.

Più terrificante  dell’umano reperto, non misericordiosa come l’aureola spinosa del  Cristo, la corona di glicoproteina S (ormai, famigerata “proteina spike” ) ha cristallizzato acquiescenze fideistiche verso l’oracolistica –quasi sciamanica- praticata da molti, troppi, protagonisti e cortigiani delle “categorie”. Che (pure non potendosi loro negare il “sapere” sugli effetti angoscianti -e immunodepressori- del panico)  si astenevano dall’illustrare e inculcare motivi per affrontare la pandemia con una qualche idonea e pertinente –opportuna, se non necessaria- consapevolezza e serenità.

Tacevano sulle ricerche volte all’impiego di virus quali messaggeri di materiale genetico a fini curativi (quale il  virus oncolitico JX-594).

Tacevano sulle sincitine,  che intervengono nello sviluppo della placenta e che sono  il prodotto di geni  dei retrovirus endogeni umani.

Tacevano su   ˂Tutti gli organismi che possono essere infettati da virus hanno l'opportunità di risucchiare i geni virali e utilizzarli a proprio vantaggio. L'inserimento di nuovo Dna nei genomi è una delle principali modalità di evoluzione˃ (Goldberg).  

Tacevano sul viceversa. Sul numero dei decessi  annuali per sepsi o per parto.

Tacevano sul viceversa. Sulle previsioni statistiche sui morenti, prossimi e futuri. Per morbilità sottratte  alla prevenzione e alle cure. Nel mentre,  venivano diffuse, assillanti,   le statistiche –-o previsioni statistiche- sui decessi  causa ˂Covid˃.

Tacevano sul niente. Sul non essersi prodotto alcuno studio; quindi, non  essersi praticato alcuno screening  sui portatori asintomatici del ˂Covid˃. Ovvero,  sulle “facoltà” di alcuni a non esserne infettati. “facoltà” derivata, in ipotesi, da molecole presenti nel sangue, nei tessuti, nei liquidi corporei.

Sospinti, gli auditori,  nel baratro della paura (privati, peraltro, di alternative di comprensione e di riflessione: silenziate sul nascere), essi indulgevano, con satanico compiacimento dell’ostentazione del  “sé”,  su  una  esacerbata  e paventata dannazione alla  morte. Soltanto per ˂Covid˃-.

Dannazione alla morte. Dalle connotazioni  quasi medioevali, apocalittiche e religiose (laddove,  persino,  il Pontefice cattolico ne ha dato stura e vigore di credibilità, con pubbliche implorazioni solitarie).

Ottenebrando la sapienza che la morte è varia.

Che  la morte è la prerogativa degli umani  di accarezzare la propria terra. Lì diffondendo la propria sacrale. dissolvenza. Dispersa,  nelle sue intime frazioni, per portarsi  alimento della natura di altri. Per la composizione del caos natale. Nel flusso dello scomporsi e ricomporsi.

 

Mi dico e dico.

Un delirio. Senza recuperi. Che, silenziando i dubbi della Scienza, donando l’immortalità oltre il ˂Covid˃, travolgeva, annientava, la tutela che ogni singolarità attua,  nella diversificazione della coscienza.

Una allucinazione. II ˂Covid˃, officina di prova per una selettiva operazione ideologica. Sull’incessante ripartizione tra  prerogative per i vaccinati e di  isolamenti  sociali per i non-vaccinati. Agitata da un insensato e paradossale distinguo –nelle motivazioni-  tra vittime e untori. Tra cittadini del “buon vivere” e abietti  parassiti di marginalità.  Asservendo, subordinando, la socialità umana partecipativa  al  decisionismo escludente del “tipo alpha” dei primati.

La conoscenza e la consapevolezza sono riserve e obblighi delle “categorie”. Ma, nel  mentre esse perdevano  la visione della complessità della vita, agli individui  veniva  derisa la capacità della coscienza.

Così, la morte, ormai, ha vestito ˂Covid˃. Come,  vestivano verità i massacratori di ogni tempo . Tra i roghi inquisitori o nel fuoco delle cento Smirne.

Roghi –oggi come ieri-   alimentati dalla ideologia del disprezzo, nella esaltazione razzista verso il diverso.

Mentre,  l’uomo non accarezza più la propria terra.

 

Dico e mi dico.

La migrazione/invasione del virus SARS-CoV-2  è intervenuta nel mentre la  società umana era –è- protesa alla ricerca di metodi e modi per risolvere le vaste problematiche  incombenti sul salto verso scenari compiutamente post-industriali.

Succede, però, che il clima si vada modificando –causa, l’ “effetto serra”-. Con aumenti della temperatura rispetto ai livelli pre-industriali e che si vada a verificare l’innalzamento del livello dei mari –per espansione termica  delle acque-.  Già prevedendosi e calcolandosi -per il 2100- un innalzamento tra i 60 e 80 cm. Con conseguente arretramento dei limiti di costa.

Una recente  valutazione/previsione  porta a ritenere che, se le emissioni di “gas serra” dovessero continuare a salire portando  la temperatura a raggiungere  i 1,5  gradi celsius  di aumento –rispetto ai livelli pre-industriali-,   circa 500 milioni di persone subirebbero una inondazione a lungo termine.  Più ancora -in una ipotesi pessimistica–,  se la temperatura subisse un  aumento di  3 gradi celsius  -rispetto ai livelli pre-industriali-,  entro il 2100,  l’alta marea potrebbe invadere aree popolate da più di 800 milioni di persone.

Difficile (quasi impossibile; certamente impossibile per i paesi del sud del mondo o isolani), allestire sistemi artificiali di difesa, dovrebbero restare in terra –quindi, non  estratti e impiegati-  per evitare l’incremento di “gas serra” -entro il 2050-   il 60% per cento delle riserve di petrolio (circa 142 miliardi di tonnellate-greggio (includendo l’eventuale sfruttamento di giacimenti nella  Patagonia, nella   Rift Valley in Africa, nelle sabbie  dell’Alberta, in Canada) e di gas naturale (riserve per 150.000 miliardi di metri cubi), nonché  il 90% di carbone (riserve per circa 15 miliardi di tonnellate; di cui circa il 60% ripartito tra Cina, USA  e ex URSS). Tralasciando le  emissioni di CO2 derivate dalla  complessiva attività antropica.

Nel contempo, la “fisica dell’atmosfera” introduce la valutazione/asserzione che  il Sole può influenzare il clima. Finanche, in maniera più significativa dei “gas serra”. Causa la potenza  dei suoi campi magnetici (cicli delle macchie solari) che modulano il flusso dei raggi cosmici e corpuscoli (provenienti anche dallo spazio profondo)  penetrando l’atmosfera con effetti sulla copertura nuvolosa della Terra. Con  conseguente aumento della temperatura.  Magnetismo che si verifica e manifesta nella oscillazione degli oceani. Quindi,  con effetti sulle correnti che influenzano, a loro volta, le  condizioni climatiche.

Una diaspora  che investe la ricerca scientifica. Con comparazione -ed  eventuale interrelazione dell’aumento della temperatura globale- tra periodi caldi/cicli solari e stabilità o aumento della CO2.

La NASA, in apparente contrasto, ha previsionato,  per la Terra,  un periodo di clima gelido (una “mini era glaciale”  solare)  per i prossimi 30 anni (cioè sin verso il 2055). Causa.  un incipiente  “minimo solare”.In particolare, il Sole –formandosi meno macchie sulla sua superficie-  rilascerà meno energia, e, quindi, meno calore. Secondo le previsioni  NASA, il Sole raggiungerà il minimo della sua attività a  partire dal 2025. Con una fase acuta nel periodo 2030/2040-; culminando  nei 200 anni successivi.

Se attuatasi tale previsione, si verificherebbe -per la fascia temperata europea- un  clima con abnormi  escursioni termiche, forte irregolarità delle stagioni, tempeste di ghiaccio,  abbondanti nevicate, vortici polari più freddi e duraturi, grandi gelate, ondate insolite di calore, siccità seguita da piogge torrenziali e inondazioni. Con  estati umide e fredde e inverni gelidi e molto umidi. L’ ”effetto serra” non eviterà  tale situazione meteorologica. Producendosi  una maggiore concentrazione di vapore acqueo. Quindi,  nubi che favoriranno  l’aumento delle precipitazioni  e  più neve nei paesi nordici.

Oltre la decrescita dell’utilizzo di petrolio, metano e carbone -in contemporanea fruizione di fonti energetiche alternative-  la tecnologia ha già proposto impianti atti a “catturare”, dall’aria,   il biossido carbonio. Confinandolo, stipandolo  geologicamente; ovvero,  usandolo nelle trasformazioni ottenute dal ciclo di cattura. I costi,  per tonnellata di CO2,  sono elevati. Così, come le quantità di energia necessarie al funzionamento  dei “cattura CO2” necessari alla depurazione. Oltre i sistemi di stoccaggio. Da organizzarsi su larga scala.

Il ˂Massachusetts Institute of Technology˃ -con una ricerca sostenuta dal ˂Mit Energy Initiative Seed Fund˃ e da ˂ENI˃- è pervenuto alla progettazione  e realizzazione sperimentale  di un ˂cattura CO2˃ funzionante a temperatura e pressione ambientali. Senza  input termici o  elevate quantità di energia. E’ allo studio e sperimentazione la stabilizzazione  dell’impianto per una efficienza, più alta,  delle fasi di acquisto-rilascio del ciclo di purificazione dell’aria.

Tutte queste tecnologie  -seppure valide nel breve periodo-,   utili a creare un salvagente  dall’ “effetto serra”,   sono chiaramente inefficienti a sostenere l’espansione del fabbisogno di energia richiesto dalla “fame”  delle tecnologie futuribili.

Occorrono soluzioni di medio-lungo periodo.

 

Mi dico e dico.

Il  futuro energetico è, dunque, da  improntarsi sulla  “fusione nucleare”. Per la quale i soli esperimenti sul reattore (ITER –con un investimento, al 2009, di 15 miliardi di euro) ) si riterranno, probabilmente, portati a compimento verso il 2035. Per l’analisi dei risultati, la validazione degli stessi a fini commerciali, (conseguentemente per la costruzione di reattori per la fusione in fase operativa), non si può non ritenere che l’attuazione dei progetti troverà concretezza nel XXII secolo.

Il progetto sperimentale in atto trova origine in una collaborazione internazionale –consorzio-  tra Unione Europea, Russia, Cina, Giappone, USA, India, Corea del Sud. In evidenza la partecipazione dell’Italia che si è aggiudicata il 60% circa dei contratti industriali.

Ai fini di riflessioni geopolitiche, si osserva che i minerali, fondanti la realizzazione del reattore, risulterebbero:

˂tungsteno˃ (presente in Cina con il 75% della produzione mondiale, Austria, Bolivia, Portogallo, Russia, USA, Corea del Sud)

˂litio˃ (presente nelle sabbie del’Australia o del Sud America, Cile, Argentina Bolivia, Cile)  

˂berillo˃ (presente in USA, Russia, Brasile, Argentina, Unione Indiana, Repubblica Sudafricana, Australia)

˂niobio˃ (presente in Brasile con l’85% della produzione mondiale)

˂titanio˃ (presente in Australia, Scandinavia, Nord America, Malaysia e, finanche, in Italia –parco naturale del Beigua-)   

˂rame˃ (presente in Cina, Perù, USA, Repubblica Democratica del Congo)

˂piombo˃ (presente in Cina, Australia, Stati Uniti, Perù, Messico)

˂cromo˃ (presente in Sudafrica con il 50% della produzione mondiale, Kazakistan, India, Turchia).

Le componenti informatiche  necessarie al funzionamento/controllo del reattore (microchip, computer,  schermi e quant’altro) richiederanno l’impiego di  ˂terre rare˃ (alcune inserite nell’elenco “materie prime critiche” della EU; tutte, considerate l’oro del XXI secolo).

˂terre rare˃ che, altresì, sono essenziali per l’energia alternativa; nella produzione di pale eoliche e pannelli fotovoltaici (per l’eolico: ˂neodimio˃, ˂disprosio˃; per il fotovoltaico: ˂tellurio˃, ˂indio˃, ˂gallio˃). ˂terre rare˃  la cui estrazione e raffinazione richiedono di per sé, in un giro vizioso, forti quantità di energia.

La Cina è il maggior produttore mondiale di “terre rare”. Sia per estrazione (40% dalle sue miniere e  attraverso società di partecipazione diffuse dalla Bolivia alla Repubblica Democratica del Congo), sia per raffinazione  (per un complessivo 95%), ˂terre rare˃ presenti anche in Brasile, Vietnam e Russia con quote oscillanti tra 15 e il 20%.

La politica della esclusività mineraria estrattiva della Cina  è, in qualche modo,  venuta a cadere, di recente, quando si è accertata la presenza  in Groenlandia (Groenlandia che il Presidente Trump voleva “acquistare” per  farne un nuovo territorio degli Stati Uniti) di un giacimento di ˂terre rare˃  stimato in  un milione e mezzo di tonnellate cubiche.  Nel contempo veniva rilevato un ulteriore giacimento/deposito nell’oceano   -vicino all’Isola Minamitori, a Sudest di Tokyo-  dove se ne potrebbero estrarre per un tempo di circa 400 anni, al minimo.

Verò, però,  che le ˂terre rare˃ si siano sedimentate per condizioni e modi gli uni diversi dagli altri. Quindi,  i metodi utilizzati –all’oggi- per l’estrazione non potrebbero essere replicati. Con oggettive e rilevanti difficoltà tecniche. Per siti geologicamente e geograficamente difformi. E’ obbligo, comunque,  annotare l’inquinamento ambientate che deriva dalla lavorazione di trasformazione dei composti. Causa la tossicità dei residui.

Non si può, altresì, sottacere che, nella Repubblica Democratica del Congo, il ˂coltan˃ (columbite-tantalite, minerali  impiegati nella telefonia, nella clinica medica,  nella difesa) che si trova in superficie -in cave-,  veda , quali estrattori, con uso delle sole mani, anche  i minori. Vieppiù,  con un orrido  schiavismo di bambini.

Da rilevare, ancora, che la ˂Apple˃ha progettato e realizzato  il robot “Daisy” per il  recupero delle ˂terre rare˃  e di altri minerali-  dagli IPhone e dai Notebook  dismessi. Il progetto prevede di  pervenire al 2030 con  una presentazione di propri prodotti  “carbon-neutral”.

 

Mi dico e dico.

La pandemia è intervenuta, dunque,  nel contesto di prospettive del “salto”  verso la società cibernetica,  con  tecnologia evoluta. Tra preminenze/conflitti  di possesso, sfruttamento, impiego  delle materie critiche.  

Alcuni scienziati americani hanno affermato -analizzando campioni del ˂Covid˃ dei primi malati- che si possa a ritenere che il virus si sia diffuso a seguito di una “fuga” da un laboratorio.

Il “Telgraph”, recentemente, ha sostenuto di essere in possesso di documenti i quali comprovano che gli scienziati di Wuhan avrebbero pianificato di rilasciare nell’aria -con il mezzo di nanoparticelle atte a penetrare nella pelle dei pipistrelli-  coronavirus potenziati con "nuove proteinechimeriche".  ottenute con il "mescolare ceppi di Coronavirus naturali ad alto rischio con varietà più infettive". Gli scienziati cinesi avrebbero valutato, altresì, di predisporre  piani di ricerca per mescolare ceppi di “coronavirus” naturali -ad alto rischio-  con varietà più infettive ma meno pericolose.

I ”piani” daterebbero circa 18 mesi avanti la diffusione pandemica.

Si legge -e viene in evidenza-   che esami (effettuati da laboratori, ospedalieri  e/o universitari,  su campioni di sangue proveniente da donazioni, liquami,  screening )   abbiano fatto rilevato la presenza di ˂Covid˃  in data   antecedente  alla     data ufficiale della diffusione pandemica   (1 dicembre  2019   *Wuhan  e 17 novembre 2019 *Hubei ?).

Successione che si elenca in:   gennaio /marzo 2019  *Kanto (Giappone)  /  2 marzo 2019  *Barcellona  (Spagna)  /  3 settembre 2019  *Veneto (Italia)  /  4 novembre 2019  *Milano (Italia)  /  5 novembre 2019  *Floranapolis (Brasile). Per proseguire (in contemporanea con Wuhan):    6 dicembre 2019  *Los Angeles  (USA)  /  7 dicembre 2019  *Parigi (Francia)  /  8 dicembre  *Milano e Torino (Italia).

Avrebbe , di conseguenza,  fondamento di realtà quanto  riportato dal “Telegraph”  e, quindi,  prospettare  una circolazione del “coronavirus” modificato, finanche,  sin dal  2018.

Che il ˂Covid˃ si sia propagato per trasmissione animale/uomo o per manipolazioni apportate in laboratorio, con “fuga” della ricerca  da “Fort Detrik”  (base militare dove, tra le varie attività, la U.S. Army studia strategie di risposta a possibili guerre biologiche- ) -come altrove sostenuto- , o dal “Wuhan Institute of Virology”,  poco interessa.

Come,  poco interessano le eventuali attenzioni politiche.

Degli Stati Uniti. Protesi a rallentare la incidente,  progressiva, influenza tecnologico/politica della Cina verso i paesi confinanti e/o in via di sviluppo.

Della Cina. Nel tentativo di  scardinare il persistere del ruolo atlantico degli Stati Uniti,  quali  referenti  politico/economici verso l’Europa (quindi, sull’est europeo, sulle regioni  mediterranee e  sui confinanti orientali della stessa Cina).

Adottando, entrambi, una metodologia da accademia militare. Laddove  si predispongono scenari  di tattiche. Per la conquista di una posizione strategica dominante.

 

Mi dico e dico.

Se la precedente è una  modulazione geopolitica elementare e banale,  si deve, viceversa, porre, come lente/filtro della visione logica degli eventi,  la consapevolezza della  organizzazione moderna  degli Stati.

Con la riflessione che  l’indirizzo politico che ciascuno Stato  elabora e persegue  -a medio e lungo periodo- ha, come vettore della  gestione operativa,   la velocità delle informazioni. Che provengono dalla catena di comando degli organismi di vigilanza e difesa –comunque intesi- e dalle strategie analizzate, previste e proposte dalle collateralità tecniche a supporto.

Eludendo le varie e vacue ipotesi “complottiste” (il “complotto”  ha valenze, destinazioni  e attuazioni altre), è lecito formulare l’ipotesi che gli Stati  abbiano avuto tempo e modi di “sapere” del ˂Covid˃. Avanti la diffusione pandemica.  Con globali scambi di valutazione sull’uso/gestione della stessa.  Di concerto opinando, per obblighi di governo,  su  dispersioni  o esacerbazioni  di interessi socio/economici dell’oggi volti al futuro (finanche,  il costo in vite umane). Perpetrando ricatti/compensi per i più restii tra essi. In termini finanziari o di sfruttamento delle risorse minerarie, da questi detenute. In un  mondiale, prossimo, salto epocale verso la tecnologia evoluta.

Valutate le opzioni, decidendo, tutti,  di proporre e dar seguito a una solidale ˂GUERRA DEL COVID˃.

Se quanto prima non vero. Forse nemmeno  veritiero. Forse, al più, semplicistico “gioco logico”,  pure si verrebbe ad annotare:

prima volta che, nel dare stura a una guerra, gli effetti anticipino le cause. In un rapporto anomalo verificatosi  -forse e soltanto in qualche misura-  nella prima  guerra “industriale”  del  1914/1918;

prima volta che i belligeranti non si fronteggino nella cruenza  dei combattimenti corpo a corpo, solitari. Ma, la “giochino” nel  pietismo esaltato ed esposto. Nelle corsie degli ospedali. Senza sangue. Senza mutilazioni. Senza morti ignoti. In un comune coinvolgente terrore. A luce di telecamere.

Guerra vinta negli effetti. Con affidamento incontrollato a tutti provvedimenti adottati. Per la auspicata salvezza dell’individualismo del “buon vivere”. Con rinuncia –o rinuncia coartata- allo stato di coscienza.

Guerra vinta nelle cause. Addestramento all’obbedienza (verso le  “categorie” del “buon vivere”: embrioni dei futuribili, “lavorati”, centri di comando). Desertificazione della consapevolezza. Impossessamento  delle idealità. Schiavismo del lavoro.

Una siffatta ˂GUERRA DEL COVID˃,  si protrarrebbe –si potrarrà- per trent’anni . Anni in cui si verificheranno le possibilità delle nuove tecnologie (nanotecnologie –quindi nano tecnologia molecolare, biotecnologia, neurotecnologia- computer quantistici), gli assestamenti climatici -con gli effetti geografici/geologici-, la coerenza degli accordi sulle ripartizioni di sfruttamento delle risorse minerarie e la loro destinazione. Anni  utili a  influenzare. Provocare. Indirizzare. Adeguare le modificazioni planetarie. In ogni senso intese: dalle forme istituzionali alla esplorazione spaziale. Almeno  per 2 secoli  a venire. Poi, nelle loro propagazioni temporali. Millenarie.

Ma, risolto positivamente l’inquinamento atmosferico (comunque, in odierno interesse dei produttori dell’elolico e  dei “cattura CO2”), elusa una sconvolgente guerra climatica,   risolta la necessità energetica con la  fusione nucleare,  non ci si potrà sottrarre all’effetto dei cicli solari. Con alterazioni  del clima verso una mini glaciazione. Con possibile innalzamento dei mari.

Eventi, entrambi -o, soltanto, uno di essi – che saranno causa di migrazioni da zone invase dalle acque o con clima non più temperato (rovesce, verso l’Africa o con invasione di territori equatoriali).

Le modificazioni che interverranno sul prolungamento della vita –per mezzo di una  medicina  quantistica, non più scientista-,  connesse alle naturali alterazioni demografiche in espansione –per incremento della natalità (in specie con riferimento a India, Nigeria, Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Tanzania, Indonesia, Egitto)-, connesse  alle  richieste di fruizione delle tecnologie evolute, accentueranno la desertificazione abitativa dei centri rurali. Con lo spostamento insediativo -di grandi masse- verso megalopoli: La cui urbanizzazione non potrà non progettarsi e realizzarsi se non con megastrutture  in verticale. Fruenti di autonomo approvvigionamento energetico e nutrizionale.

Nella eventualità di sommersione  delle attuali coste risulterà obsoleto il gigantismo della navi da trasporto. Per le derrate  necessarie alla nutrizione di massa (si badi: di massa) si dovrà ricorrere a colture idroponiche –sostitutive della coltura in terra-  e all’allevamento di ortotteri  -per la nutrizione proteica-. Ovvero, a prodotti di sintesi, disidratati, liofilizzati. Ricorrendo, per le risorse idriche (inquinatesi le falde)  alla filtrazione, distillazione dei liquami reflui.

Le città troveranno obbligati insediamenti in prossimità di territori minerari, ivi localizzando industrie di trasformazione a tecnologia evoluta.

Un  contesto siffatto, porterà la scomparsa delle strutture e sistemi finanziari. Come oggi vissuti. Con eliminazione della circolazione monetaria. Affidandosi i criteri di accumulo economico e del potere di acquisizione/fornitura scambio  a derrate e  a risorse minerarie. Sugli accumuli cui si formeranno. Si aggregheranno. Si compatteranno le élites-.

Si frantumeranno gli Stati nazionali. Le sorte  megalopoli, assumeranno scopi, ordinamenti  funzioni di  Città-stato.

Durante i trent’anni della ˂GUERRA DEL COVID˃ le odierne catene oligarchiche di comando, finanziarie e politiche, attueranno, per sé stesse, modificazioni delle proprie organizzazioni. Per rappresentarsi da élites all’interno delle Città-stato. Adottando  filtri di trasformazioni e trasferimenti epocali. Già necessitati e indicati dalla esperienza storica.  Suffragando e sostenendo ogni tentativo tecnologico indirizzato alla  “robotizzazione umana”.  Per ottenere il controllo delle forze lavoro. Escluse  dalle “categorie”  del “buon vivere”.  Forze lavoro  ghettizzate nei “lavori di braccia” –e per ciò tollerate-.  Retribuite  con l’assistenzialismo, al minimo vitale. Quindi  rigettate nella privazione dei bisogni. Nella povertà. Nella marginalità. Schiavizzate. Sorvegliate. Mortificate. Sterilizzate da ogni possibilità di coscienza.

Un esperimento -per una soluzione di potere in capo alle elités- saggiato nella ˂GUERRA DEL COVID˃. Durante il  quale si saranno esplorati, esaminati,  il ribellismo –violento e nefasto- e gli sbalordimenti dei nemici del principe. In una  alimentata, provocata,  disgregazione di ideali etici e morali. Sociali.

A siffatto ideologismo di permanente sfruttamento uomo/uomo –ancor più grave per la depersonalizzazione delle singolarità-  potrà, forse,  opporsi la lievitazione di un ideale  “anarchico e socialista” (di quell’anarchia di gioia, non di morte).  Di cui, all’oggi si percepiscono segnali, seppur disordinati e imprecisi. Nell’aggregazione spontaneistica di masse –non precipuamente  giovanili- volte al significante della coscienza. Alla funzione del ragionare. Alla convivenza con l’ecosistema. Quindi, al privilegio della condizione umana. Tra la natura vivente.

Sulla consapevolezza umanistica,  ciascuno “lavorerà”  la possibilità di esprimersi ed esprimere   il proprio contributo all’evolversi continuo della comunità; Dando motivo e realizzazione  alle personali  tendenze e necessità di comunicazione. Quindi, di lavoro.

Applicandosi alla rivelazione della propria “coscienza creativa”. Con riflesso sull’interesse e sulla utilità pubblica. Per convergenza critica dell’opinione di tutti.

Idealità proiettate,  anche,  nel raccordo solidaristico tra le Citta-stato. Per un solo comune fine. Il pervenimento alla coscienza del “sé” totale.

 

Mi dico e dico.

Cade, comunque, sulla ˂GUERRA DEL COVID˃  l’ignoto dell’eventuale  manifestarsi   di conseguenze del vaccino, anche genetiche. Se si rivelassero, forse  vi sarà una storia di condanna. Che darà, anche,  resoconto e rendiconto sulle  morti, ignorate, di quanti furono abbandonati.

 

Alla fine della guerra, io non ci sarò.

Siate felici.

 

 

 dall’esilio - 12 novembre  2021

 

 

 

 

ultimo aggiornamento/pubblicazione il  12 novembre 2021

 

 

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